Conclusione dei Mille Occhi XVIII edizione

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Si è chiusa ieri sera la XVIII edizione del Festival Internazionale del Cinema e delle Arti I Mille Occhi, ospitata al Teatro Miela di Trieste.Michele Zanetti per conto dell'associazione Anno Uno ha ringraziato istituzioni e pubblico per l'affetto e il supporto ricevuto, oltreché per la lusinghiera presenza in sala di un festival che rimane fermamente d'essai, votato alla ricerca, alla celebrazione di cineasti indipendenti ma anche all'innovazione, col restauro digitale di pellicole che rischiano di andare perdute. Un ringraziamento particolare è andato a Fondazione CrTrieste e Fondazione Foreman Casali, al supporto del main partner Cineteca del Friuli e dei principali archivi nazionali: Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale di Roma, il Museo Nazionale del Cinema di Torino, la Fondazione Cineteca Italiana di Milano, la Cineteca di Bologna.La Macchina Ammazzacattivi, titolo rosselliniano di questa edizione ha presentato 11 percorsi, tra cui una personale completa del cineasta-poeta Franco Piavoli a cui è stato consegnato il Premio Anno Uno con la seguente motivazione:"Divenuto cineasta ai margini della macchina del cinema italiano, per la sola esigenza personale di guardare il mondo, Franco Piavoli si vide riconoscere un ruolo sintomatico (seppur a contrario) dentro il cinema italiano in una sorta di inchiesta in più parti (o puntate), intitolata La macchina cinema, firmata da quattro autori tra cui i due Agosti e Bellocchio) che più sistematicamente avrebbero continuato a sostenerlo. Era anche il periodo in cui Jean-Luc Godard scopriva un cineasta contadino. E qualche anno prima era iniziata in Italia la riscoperta di un cineasta del tutto ai margini della produzione commerciale, Augusto Tretti. In entrambi i casi si trattò di cineasti lombardo-veneti,
contrapposti da qualche ammiratore al cinema divenuto esclusivamente romano, quale non era stato né all'epoca del muto né all'inizio del secondo dopoguerra. Forse vi erano delle semplificazioni in queste attenzioni. Ci si dimenticava sia di Luca Comerio che del ruolo mai irregimentato di Roberto Rossellini. Per Franco Piavoli, che non ha mai giocato su una propria immagine, ma ha creduto a ogni film solo in quello che faceva, dare un premio rievocante Rossellini come il nostro rappresenta forse un'attenzione diversa dalle consuete. Sia lui che Tretti sfuggono a categorizzazioni come professionista e artigiano. Sono ciascuno un vero e proprio mondo. Come nel caso di un altro Franco, Giraldi, che premiammo l'anno scorso, si tratta di cineasti alieni a qualsiasi presunzione, e non alieni invece al desiderio di rivolgersi veramente a un pubblico. Sarebbe anche frettoloso dichiararlo un poeta, come sottintendendo che invece il cinema è qualcos'altro. Anche se naturalmente Franco Piavoli si è confrontato con la creazione poetica in senso stretto, da Omero a Umberto Bellintani. Altri l'hanno collegato di più alla musica, alla sinfonicità. Ma il suono così essenziale dei suoi film non si conclude mai in una composizione, consiste di un'apertura alle irruzioni della vita (non solo umana). Franco Piavoli per noi è un magnifico enigma."

Dopo i saluti di rito è stato quindi dato l'appuntamento per il 2020 quando si terrà la XIX edizione.

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