Programma e trame: domenica 15 pomeriggio
dalle 14.30
Popoli e paesi d'Italia nel cinema dell'austriaco Peter Schreiner, I
alla presenza di/with Peter Schreiner
I CIMBRI
Peter Schreiner, 1981, 125'.
Regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio: Peter Schreiner; interpreti: Adele Dal Bosco, Fortunato Dal Bosco, Germano Dal Bosco, Romano Nordera, Corinna Pernigotti; produzione: P. Schreiner; origine: Austria, 1981; formato: 16mm, b/n; durata: 125'. Copia 16mm da Österreichisches Film-museum (su autorizzazione di Peter Schreiner) .
«Anche I Cimbri di Peter Schreiner, un attento accostamento a una cultura in estinzione, è caratterizzato innanzitutto da una curiosità di tipo etnografico: in Italia nel piccolo villaggio di montagna di Giazza vivono ancora rappresentanti di una cultura originaria del XIII secolo. Solo le persone più anziane parlano ancora un tedesco arcaico e perpetuano antichi rituali di un'epoca che è riuscita a contrastare con ostinazione la cultura moderna nella sua forza distruttrice. Quello che Schreiner, regista e operatore, cerca di realizzare nel suo film è più una traduzione cinematografica di questo "altro tempo" che un ritratto del villaggio e della sua gente. Con ostinata perseveranza la macchina da presa di Schreiner mostra allo spettatore i quasi impercettibili mutamenti nelle due ore di film. "Una meditazione sull'età e sull'eterno flusso del tempo", così un critico ha definito I Cimbri».
Constantin Wulff, Il documentario in Austria, in Francesco Bono, Austria
(in)felix,AIACE/Blimp, Roma-Graz, 1992
alle 17.00
Premio Anno uno. Franco Piavoli, al primo soffio del cinema
alla presenza di/with Franco Piavoli
NOSTOS, IL RITORNO
Franco Piavoli, 1989, 87'.
Regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio, suono: Franco Piavoli; collaborazione artistica: Neria Poli; costumi, sculture: Ferruccio Bolognesi; musiche originali: Luca Tessadrelli, Giuseppe Mazzucca; interpreti: Luigi Mezzanotte, Giuseppe Marcoli, Alex Carozzo, Nicola Colella, Davide Forghieri, Alessandra Agosti, Ginevra Alighieri, Neria Poli; origine: Italia, 1989; formato: 35mm, col.; durata: 87'. Copia 35mm da Cineteca Italiana.
TRAMA:
Una rilettura del mito di Ulisse, simbolo dell'uomo eternamente diviso tra l'istinto di esplorazione e la nostalgia del passato. La lingua dl film è un incrocio di greco, latino e di antiche lingue mediterranee che simboleggiano un viaggio ancestrale.
«Nostos, il ritorno come già Il pianeta azzurro è cinema sinfonico. In esso la narrativa perde rilievo. In primo piano stanno invece le immagini e l'immediata forza emotiva del loro reciproco rapporto. È qui la chiave per avvicinarsi al film godendone l'originale bellezza: non preoccuparsi di capire, di recuperare le tracce di una precisa vicenda, ma lasciarsi andare, una volta tantousare gli occhi come se fossero orecchi e gli orecchi come se fossero occhi».
Roberto Escobar, Dentro di noi un eroe e nell'eroe un bambino,
«Il Sole 24 ore», 27 maggio 1990
«Un universo simbolico e concettuale di miti e di archetipi: ma dove ci sono i personaggi c'è anche una storia ed è nei suoi personaggi e nel racconto che il film ritrova la sua concretezza di discorso...».
Alberto Farassino, A nuoto verso la luna,
«La Repubblica», 8 agosto 1989
«Ciò che differenzia Nostos dai tanti film "con belle immagini" è però l'elemento
sonoro, le cui tre componenti (musica, dialoghi, rumori) creano una complessa partitura che non si limita ad accompagnare o completare la serie visiva, ma la penetra intimamente, le dona profondità e dinamismo, la apre ad orizzonti interiori ancora più vasti, vive in perfetta simbiosi con essa per giungere alla realizzazione di una vera "video-
sinfonia"».
Alberto Rossini, «Buscadero»,
n. 101, luglio-agosto 1990
alle 19.00
Castelli di sabbia, III. Ingoiare la luce
alla presenza di/with Damian Nenadic ́
DANI LUDILA (DAYS OF MADNESS)
Damian Nenadic ́, 2012, 73'.
Regia: Damian Nenadić; Story supervisor: Jelena Maksimović; Fotografia: Maja Šćukanec, Mladen Bađun, Damian Ne nadić, Srđan Kovačević; Montaggio: San dra Bastašić; Musica: Miro Manojlović, Filip Sertić; Interpreti: Maja Šćukanec, Mladen Bađun; Produzione: Restart (Zagabria), Petra Pan Film (Ljubljana); Origine: Croazia/Slovenia, 2012; Formato: HD/HDV/DV, col.; durata: 73'. Copia digitale da Restart.
Un video partecipativo, un'impresa ci nematografica durata più di 6 anni con 250 ore di girato, conclusasi felicemente al Museo della Follia in Slovenia. Maja e Mladen, entrambi con i propri problemi psichiatrici, con la camera in mano come psicoterapeuta, riescono a raccontarsi e ad esprimere le loro esperienze e riflessioni rispetto al rapporto tra gli utenti e il sistema sanitario in Croazia. «La mia storia sulla psichiatria in Croazia e su come sono migliorato» era il titolo del loro exposé conclusivo. La rivendicazione dell'appartenenza al la storia della comunità. Il regista Damian Nenadić (Zagabria 1979), biologo, laureato in fotografia cinematografica e televisiva presso l'Accademia di arti drammatiche. Successivamente, lavora per molti anni come addestratore veterinario con le scimmie e I leoni marini allo zoo. Partecipa a progetti di salvataggio e protezione degli animali in Portogallo, Spagna, Francia e Croazia. Attualmente lavora come fotografo freelance, direttore della fotografia e regista di video musicali. Dani Ludila è il suo primo lungometraggio.
alle 20:15
IN UTERO
Ivan Ramljak, Marko Skobalj, 2011, 14'.
Regia, sceneggiatura: Ivan Ramljak e Marko Škobalj; Fotografia, montaggio: Ivan Slipčević; Sound design: Darko Ceglec; Interprete: Ines Rukljač; Produzione: HFS (Vera Robić-Škarica); Origine: Croazia, 2011; Formato: video, col.; durata: 14'. Copia digitale da Hrvatski filmski savez.
I registi Ivan Ramljak e Marko Škobalj sono un tandem consolidato con quattro corti a soggetto: Najpametnije naselje u državi (2009), episodio del film collettivo Zagreb Stories, Oslobođenje u 26 slika (2009), In utero (2011) e Trapule (2013). Attualmente stanno preparando il loro primo lungometraggio.
TRAMA:
L'occhio immobile della camera, in uno spazio spoglio, documenta un primo piano dell'attrice che cerca di esprimere emozioni pure. La situazione apparentemente banale e ordinaria nel processo di ripresa si trasforma in un doloroso esperimento audiovisuale che sottolinea il concetto che ogni memoria è una ricreazione, non solo una riproduzione dei momenti ricordati.
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