Programma e trame: sabato 14 pomeriggio

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dalle 14.30

Nico d'Alessandria, l'indispensabilità dei coati

IL CANTO D'AMORE DI PRUFROCK 

Nico d'Alessandria, 1967, 20'. 

Regia, sceneggiatura, interpretazione: Nico d'Alessandria; soggetto: da T.S. Eliot; fotografia: Elio Bisignani, Michele Picciaretta; voce: Carmelo Bene; produzione: Centro Sperimentale di Cinematografia; origine: Italia, 1967; formato: 35mm, b/n; durata: 20'. Copia 35mm da Cineteca Nazionale. 

«Impressioni visive su uno splendido testo di Eliot, con centro nell'autore dello short. Faticata fusione fra poesia e immagini, perché la prima parla di una miseria sconfinata dell'esistere (e la dizione strascicata di Bene le si attanaglia a pelle) e le seconde, invece, tendono a esplodere - per la ricerca di plasticità corporee, per lambiccate congruenze simboliche di superficie, ecc. - nell'autocompiacimento dell'autore-attore».

Maurizio De Benedictis 105 saggi di diploma al C.S.C., Centro Sperimentale di Cinematografia, Roma, 1979

 

alle 14:55

L'IMPERATORE DI ROMA 

Nico d'Alessandria, 1987, 84'. 16.30
Regiasceneggiatura,montaggio: Nico d'Alessandria; fotografia: Roberto Romei; musica: Carlo Giugni, Al Lunati; interpreti: Gerardo Sperandini, Nadia Haggi, Giuseppe Amodio, Agnese De Donato; produzione: N. d'Alessandria; origine: Italia, 1988; formato: 35mm, b/n; durata: 84'. Copia 35mm da Cineteca Nazionale. 

TRAMA:

Gerry, giovane drogato, vive alla giornata, tra un furtarello e un'iniezione. Deluso dai rapporti col padre e la sua ragazza, si crede l'imperatore rivoluzionario di una Roma più umana e piú giusta. Finirà  internato in un manicomio. 

«L'imperatore di Roma di Nico d'Alessandria è un film il cui neorealismo piuttosto tradizionale è, per così dire, superato da un intento moralistico e quasi giustiziere. L'immagine che serve da epigrafe, un gigante che sullo sfondo della cupola di San Pietro brandisce un minaccioso piccone demolitore, annuncia il tema: Roma è una città irreparabilmente degradata che, così com'è, non merita di essere salvata e va incontro a una sicura distruzione. È, insomma, la Roma di Pasolini, tutta di periferia, piena di rovine e rovine, vista, però, senza l'indulgenza poetica dell'esteta, piuttosto con l'indignazione rigorosa del riformatore e del politico. [...] Pasolini, in Accattone, per descrivere questa Roma si era servito di un "plot" o storia, con un protagonista e personaggi caratteristici ma tutti interpretati da attori o da persone "prese dalla strada" che agivano tuttavia da attori, cioè che interpretavano. In altri termini, gli interpreti si trovavano pur sempre di fronte al rischio dell'errore e alla libertà della scelta. Invece nel film di d'Alessandria, non c'è "plot" o storia, non ci sono personaggi ma soltanto casuali presenze da documentario e, soprattutto, la parte di Gerry, un barbone drogato e malato di mente, non è interpretata da un attore o, comunque, da un "altro", ma dallo stesso Gerry, aitante giovanotto biondo, baffuto e chiomato come un guerriero gallo, veramente barbone, veramente drogato, veramente schizofrenico. Così la libertà della scelta e il rischio dell'errore sono stati sostituiti dalla sicurezza coatta della malattia mentale. È un po' la stessa operazione messa in atto dai pittori del verismo quando mescolavano ai colori frammenti di veri materiali. Ma l'intento non è naturalistico bensì, in qualche modo, espressionistico».

Alberto Moravia, Pier Paolo, quanti accattoni ci sono ancora,

«L'Espresso»,15 gennaio 1989

dalle 16:30

Castelli di sabbia, III. Ingoiare la luce

NICˇIJE DETE (NO ONE'S CHILD) 

Vuk Rsˇumovic ́, 2014, 95'. 18.30; regia, sceneggiatura: Vuk Ršumović; fotografia: Damjan Radanović; montaggio: Mirko Bojović; musica: Jura Ferina, Pavao Miholjević; interpreti: Denis Murić, Pavle Čemerikić, Miloš Timo tijević, Isi dora Janković, Tihomir Stanić; produzione: Art&Popcorn (Belgrado); coproduzione: Baboon Production (Bel gra do)/Kinorama (Zagabria)/Radio Te levizija Srbije (RTS); origine: Serbia/ Croazia 2014; formato: digitale, col.; durata: 95'. Copia DCP da Soul Food d.o.o. 

Il regista, sceneggiatore, produttore (nel 2007 fonda la BaBoon Production), autore di serie tv, Vuk Rsumović (Belgrado 1975) collabora con i principali teatri serbi. Ničije dete / No One's Child è la sua opera prima, premiata al Festival del Cinema di Venezia: FIPRESCI come Miglior film Orizzonti e Settimana Internazio nale della Critica; FEDEORA per il migliore sceneggiatore.

TRAMA:

Alla fine degli anni Ottanta, un ragazzo viene trovato sulle montagne della Bosnia ed Erzegovina. Nessuno ha scoperto come è venuto allo stato brado, né se gli animali lo hanno nutrito e allevato. Il ragazzo "selvaggio" viene affidato e rieducato in un orfanotrofio in Serbia e rinviato in Bosnia, proprio nel periodo dell'inizio della guerra in Jugoslavia.

«La Jugoslavia era sicuramente un sistema estremamente stabile proprio perché era basato sulla famiglia, su dei valori tradizionali molto radicati. Poi, con la guerra, tutto è cambiato. La so cietà è stata travolta dal conflitto e ne è uscita disgregata, anche dal punto di vista della coesione delle famiglie. A un certo punto del lavoro, mi sono reso conto che stavo anche realizzando un film il cui tema fondamentale era il senso di appartenenza a qualcosa». 

Vuk Ršumović, intervistato da Rodolfo Toé perOsservatorio Balcani Caucaso


dalle 18:30

Out of the Past. Ellis Donda 

alla presenza di/with Ellis Donda e/and Rossella Or 

 

ENGEL UND PUPPE 

Ellis Donda, 1975, 21'. 

Regia: Ellis Donda; soggetto: da Elegie Duinesidi Rainer Maria Rilke; fotografia: Tonino Nardi; interpreti: Rossella Or, Jacqueline Risset, Ugo Sverzut; produzione: Centro Sperimentale di Cinematografia; origine: Italia, 1975; formato: 16mm, col.; durata: 21'. Copia 16mm da Collectif Jeune Cinéma.

«Il film è stato prodotto dal CSC, come saggio finale, di un corso sperimentale gestito da Roberto Rossellini. Il lavoro, a bassissimo costo, è stato estremamente interessante in quanto ha permesso una critica radicale del cinema come linguaggio e di tutta la farsa produttiva che ne discende, mettendo a fuoco il momento produttivo come unico livello reale di costituzione di significazione, ed anche di azione filmica. Il film (assieme ad altri 4 lavori di un gruppo politico omogeneo uscito dalle battaglie interne al CSC) è stato presentato alla Biennale di Venezia 1974, dove trovandosi in "concorrenza" con proiezione e conferenza-stampa di Antonioni, non ha trovato molta eco. È stato inoltre presentato al Kurzfilmtage 1975 di Oberhausen, nella sezione Studenten filme, riscuotendo buone valutazioni da parte della critica (è stato scelto per il Festival di Tolone e invitato a Locarno)».

Ellis Donda, Engel und Puppe: 

cinema e testo,«Il Piccolo Hans», 

n. 6/7, aprile-settembre 1    

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