L'immorale

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Ore 23.30

 

Un certo anno. 68 tra 67 e 69

L'immorale Pietro Germi, 1966, 100'.

Sergio Masini, un violinista, sarà presto padre del suo sesto figlio avuto dalla sua seconda amante, Marisa. Alquanto nervoso, non lascia la clinica tranne che per guidare Giulia, la sua legittima moglie, insieme ai suoi figli legittimi alla stazione mentre partono per una vacanza al mare. Non appena il treno esce dalla stazione, si precipita in una cabina telefonica per chiamare come sta Adele, l'altra sua amante. Troppo per un singolo uomo da sopportare.

 

Regia: Pietro Germi; sceneggiatura: P. Germi, Alfredo Giannetti, Tullio Pinelli; fotografia: Ajace Parolin; montaggio: Sergio Montanari; musica: Carlo Rustichelli; interpreti: Ugo Tognazzi, Stefania Sandrelli, Gigi Ballista, Renée Longarini, Maria Grazia Garmassi, Giovanna Lenzi, Giorgio Bianchi; produzione: Robert Haggiag per RPA/Delphos/Artistes Associés; origine: Italia/Francia, 1966; formato: 35mm, b/n; durata: 100'.

Copia 35mm da Cineteca Nazionale.

«Sulla "o" del titolo L'immorale (in nero su sfondo bianco come ne Il cammino della speranza e Il ferroviere) è tracciata un'aureola. Il film doveva in un primo tempo intitolarsi Il santo. Sergio Masini (Ugo Tognazzi) ha davvero qualcosa di un santo laico dei nostri tempi. Germi non è tentato dalla religione ufficiale. [...] Alle confidenze di Sergio, che scandiscono in voce off il racconto, oppone le convenzioni meschine della Chiesa e della società. Forse nessuno può capire la buona fede di un uomo che crede nell'amore coniugale al punto di moltiplicarlo per tre. Vive la sua missione immerso nel presente, districandosi per preservare il suo paradossale ordine dal disordine che lo minaccia. [...] Nella scena finale Sergio, ormai pacificato, commenta il suo funerale dall'aldilà, e si chiede se la moglie Giulia (Renée Longarini) abbia mai sospettato qualcosa. Il film si conclude sul primo piano di lei inondato di luce, il suo sorriso enigmatico bloccato dal fotogramma fisso. Giulia ricorda la silenziosa Luisa, come Marisa (Stefania Sandrelli) ricorda la inquieta Rita, le due donne de L'uomo di paglia. [...] Le angosce de L'uomo di paglia trovano qui una momentanea soluzione, che preserva il maschio e celebra la donna in un ruolo subalterno (si pensi a ciò che in quegli anni face- va Ferreri su temi analoghi da un punto di vista femminile se non femminista: ne L'ape regina, a cui fa pensare Alfredo, Alfredo, o ne L'harem, che ricorda questo film). Bagnato da una luce diffusa e rassicurante, animato da un movimento fluido e lieve (l'opposto di quello frenetico di Signore & Signori) dove la tecnica dello zoom raggiunge un equilibrio classico, L'immorale è per Germi il film dell'armonia utopica, il suo idea- le paradiso laico».

Adriano Aprà, Per una revisione di Germi

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