A Vida Invisível

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Mercoledì 23 settembre 2015, ore 20.45, Teatro Miela

A Vida Invisível

di Vítor Gonçalves, 2013, 103'.

«È un film sulla coscienza dell'eroe, una sorta di avventura interiore, e nel processo del suo sviluppo ho dovuto aprire anche me stesso all'ignoto. Non avevo tutte le risposte, ma sapevo di non voler imporre alla storia delle idee preconcette. [...] La chiave, per me, era quella di rendere possibile il cambiamento per il personaggio principale, così da creare una progressione drammatica, realizzabile solo quando Hugo fosse diventato capace di modificare il suo rapporto con il tempo. Avrebbe scoperto una nuova prospettiva di vita non appena si fosse reso conto che il tempo non si stava chiudendo su di lui. La vera sfida consisteva nel trovare un modo di mostrare tutto questo. [...] Il mio compositore, Sinan Savaskan, aveva quest'idea di una nota senza fine, una nota sempre gravida di una qualche possibilità. [...] In A Vida Invisível, per la maggior parte del film, l'eroe è incapace di immaginare il suo futuro, mentre la protagonista di Uma Raparíga no Verão è molto più a suo agio con quest'idea, come se restasse in attesa, fiduciosa che in qualche modo il suo futuro si sarebbe realizzato come per magia. La musica è stata fondamentale per esprimere quella frustrazione e quell'aspettativa».

Vítor Gonçalves in Trevor Johnston, Lisbon interludes: Vítor Gonçalves on The Invisible Life and A Girl in Summer, «Sight and Sound», maggio 2015



Dalle note di regia: «Mentre preparavo una delle scene in ospedale, ho visto la macchina da presa in una stanza anonima. Dalla finestra si vedevano gli al beri sullo sfondo del mare in tempesta. Ho rivolto la macchina verso i rami agitati dal vento. Sono stato colpito da qualcosa che avevo intravisto di sfuggita cui potevo accedere ora solo attraverso l'inquadratura e la sua qualità materica. Ciò che vedevo apparteneva più alla sfera delle suggestioni che a quella delle parole. Era come se desiderassi girare un film segreto parallelamente a quello che stavo effettivamente realizzando. Durante il montaggio, le riprese appartenenti a quest'altro film sembravano avanzare creando uno spazio di possibilità per idee che andavano prendendo forma. Un giorno, il vero significato della sequenza si è affermato all'interno dell'immagine e l'inquadratura degli alberi ha trovato definitivamente il suo posto nel film. L'ho considerato la manifestazione di un momento decisivo per il protagonista: l'unico in cui prende coscienza della propria mortalità e capisce finalmente cosa significa essere vivo».



«[António Reis] analizzò un mio lavoro. Era un film di tre minuti. Ricordo un solo particolare: nell'angolo di una inquadratura compariva un ramo agitato dal vento; Antonio vi mise la mano sopra, "cancellandolo" dall'immagine, e ci mostrò come la sequenza fosse più "secca", non decorativa».

Vítor Gonçalves in Roberto Turigliatto (a cura di), Amori di perdizione, cit.

 

 

Una notte, Hugo, un dipendente presso Terreiro do Paço, è seduto sulle scale del ministero in cui lavora. Non riesce tornare a casa. Hugo ricorda la riunione in cui Antonio, il suo superiore nel ministero, gli raccontò di come temeva la vicinanza della morte. È come se sembrava voler dire qualcosa sulla vita di Hugo stesso. Le immagini di un misterioso film in 8mm tornano sempre alla sua mente. Lo trovò in casa di Antonio dopo la sua morte. Ora il desiderio di Hugo di indovinare quello che non è stato detto tra i due gli porta altri ricordi del passato. Inaspettatamente ricorda la donna che amava, Adriana, riscoprendo di nuovo la sensazione di una vita non vissuta.



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