Due dollari al kilo

due dollari al chilo.jpg

Mercoledì 23 settembre 2015,  ore 19.20, Teatro Miela

Due dollari al chilo

di Paolo Lipari, 2000, 18'.

Non lontano dall'intento di Luigi Comencini con il suo Museo dei sogni, questo documentario ci fa scoprire il destino riservato alle pellicole cinematografiche Kodak smaltite in uno stabilimento in Liguria. Ed ecco che un film campione d'incassi al botteghino, richiesto per mesi in tutte le sale del mondo, dopo poco torna a diventare un comune oggetto, condotto al macero al prezzo appunto di due dollari al chilo. Diversi gli omaggi a Il museo dei sogni, di cui contiene alcune scene.



Un viaggio inconsueto, un sopralluogo nei maceri delle pellicole in cui la creatività, l'arte e i sogni si misurano a chili e dove i film muoiono. Il racconto di un processo di distruzione in grado di eliminare 800 pellicole al giorno, 250.000 all'anno, il cui valore si riduce a "due dollari al chilo". Dunque, 40 dollari per un film, per due ore di cinema che magari hanno cambiato la nostra vita. Nel 1949 Luigi Comencini realizza un breve documentario: Il museo dei sogni. Allora il regista andando a filmare i maceri delle pellicole indagava un "rimosso" del cinema, ponendo con fermezza l'accento sulla necessità di istituire degli archivi filmici. Questa, in breve, è la "cornice" storica da cui prende le prime mosse Due dollari al chilo. Benchè lo spunto di partenza sia dunque un dichiarato omaggio a un maestro del cinema italiano, il senso di andare a riscoprire i maceri e le forme di riciclaggio cui oggi sono sottoposte le pellicole non si circoscrive ad un semplice gioco con il passato (non siamo dalle parti del remake), ma è sopratutto un'opportunità di mostrare, anche nella crudezza delle immagini, il destino inevitabile della memoria cinematografica.Il documentario indaga due realtà: la prima a Milano, presso Kodak, grande bacino collettore di pellicole di recente distribuzione, e la seconda presso Millesimo (Savona), dove esiste l'unica industria europea che si occupa della smaltimento delle pellicole in triacetato (dunque anche di materiali storici) che provengono da tutto il mondo. Se alla Kodak si evidenziano maggiormente i problemi legati alla granda distribuzione (il tempo reale di esistenza in pellicola di alcune opere, il loro valore commerciale e il riciclaggio ecologico del poliestere), a Millesimo si assiste al processo completo di smaltimento del materiale: dai tagli con le seghe circolari, ai bagni in solventi, fino alla riduzione della pellicola in fiocco d'acetato con cui si fabbricano quasi per paradosso anche montature d'occhiali. In queste due realtà, finora sconosciute al pubblico, si distruggono ogni anno 250.000 copie di film. Questi luoghi sono raccontati dagli stessi operatori, dalle immagini degli operai e delle macchine che quotidianamente processano le pellicole con un sistema di lavorazione talvolta "antico" - i film sono tagliati sia con strumenti sofisticati che con un semplice colpo di accetta. Le interviste e le riprese si alternano ad inserti di film storici provenienti dall'archivio della Cineteca Italiana: dalle prime sequenze in bianco e nero del Museo dei sogni, ai colori dei "primitivi" delle origini per arrivare al cinema classico restaurato. Immagini che intendono suggerire un discorso "altro", che ci parla di una storia del cinema "salvato" e più in generale di una storia della natura più intima, quella appunto legata alla materia, di cui il cinema è fatto.

imilleocchi newsletter

Tieniti aggiornato sulle nostre ultime novità!

Condividi contenuti

Privacy Policy per i visitatori del sito

Secondo quanto previsto dalla Legge 124/2017, l'Associazione Anno uno rende pubblici online gli importi di natura pubblica ricevuti nel 2018.