L'amore povero e Epilogo

l'amore povero.jpg

Martedì 22 settembre 2015, ore 18.20, Teatro Miela

L'amore povero

di Raffaele Andreassi, 1963

Il soggetto originario, stampato nel novembre 1962, si chiama Storie proibite. Dodici storie di quelle donne proibite, scritto dal solo Raffaele Andreassi, che sottolineava: «in questo film naturalmente non saranno sottolineati i lati più ovvi della prostituzione, e non saranno messi in evidenza i lati scandalistici, grevi e volgari che si presenteranno a ogni passo; sarà invece mio compito estrarre da questa densa materia i lati più poetici, più umani; perché queste donne possano in qualche modo attraverso la loro vicenda terrena e il loro dolore riscattare la loro dignità». L'idea fu abbracciata da Callisto Cosulich, che insieme ad Andreassi condusse un'inchiesta per le strade di Roma, intervistando prostitute, raccogliendo storie, spunti (e sputi) che andarono a formare «un grosso brogliaccio e non una vera e propria sceneggiatura» elaborato dai due con l'apporto di Ottavio Jemma. L'accordo con la produzione, la Publi Italia di Lucio Marcuzzo, prevedeva un film-inchiesta sulla prostituzione con almeno sei storie tra quelle raccolte da Andreassi, interpretate dalle prostitute stesse o comunque da attori non professionisti. Il film si sarebbe intitolato L'amore povero. Andreassi scelse gli (otto) episodi formando un «florilegio di situazioni vario e indicativo di un mondo ai margini dei sentimenti più semplici, ma anche delle deviazioni psichiche e sessuali più frequenti», convinto di essere riuscito a spostare «il fuoco del discorso a una particolare attenzione sull'uomo, sulle sue alterazioni psicologiche, sulle vicende che stanno dietro i suoi comportamenti». I produttori non furono dello stesso avviso sulla riuscita del film o quantomeno non era quello che si aspettavano perché decisero ("nonostante le violente reazioni de gli autori", a cui non fu accordata neanche la richiesta di ritirare i nomi dai titoli) di distribuire il film con il titolo truffa I piaceri proibiti, dopo averlo mutilato di un intero episodio, Le metamorfosi, e sforbiciato la parte delle interviste iniziali, che chiariscono da subito l'intento "documentaristico" dell'autore. L'insuccesso garantito si rivelò anche peggiore del previsto e contribuì a segnare in negativo la carriera di Raffaele Andreassi, il quale, in silenzio come d'abitudine, conservò una copia dell'episodio tagliato e alcuni frammenti delle interviste tagliate dalla produzione. Questo ci ha permesso, partendo da I piaceri proibiti, di arrivare a una copia del film L'amore povero, e di presentare questo florilegio delle donne e degli uomini perduti, nella forma più vicina a quella voluta dall'autore.

(Fulvio Baglivi)



«Il film L'amore povero è nato quasi incidentalmente. Calisto Cosulich stava conducendo una inchiesta per raccogliere materiale per un altro film: La nostra pelle doveva essere una specie di contraltare di Mondo cane articolato sui vizi degli italiani. Un capitolo riguardava appunto i rapporti degli italiani con le prostitute. Ma la documentazione che Cosulich aveva raccolto conversando con decine e decine di prostitute era di tale vibrante verità che ha deciso di farne un film a sé stante, un film con un ndirizzo preciso: scoprire il volto dell'uomo nel suo incontro con la prostituta. La regia del film è stata assunta da Raffaele Andreassi, che ha al suo attivo una lunghissima esperienza in campo documentaristico. Il pericolo, affrontando questo tema, era duplice: indulgere ad atteggiamenti di assoluta comprensione verso queste donne oppure irrigidirsi su posizioni moralistiche di astratta condanna. Andreassi ritiene di aver evitato ambedue questi scogli spostando il fuoco del discorso sull'uomo: la prostituta diventa solo un oggetto, mentre l'unico elemento attivo resta l'uomo. [...] Tra le montagne di appunti tratte da lunghe e spesso difficili conversazioni con le prostitute, Andreassi e Cosulich hanno isolato sei storie, collegate fra loro da rapidi flash e da brevi annotazioni documentaristiche. [...] Un film di questo tipo non poteva presentare facce già note, volti già incasellati nella memoria dello spettatore cinematografico. Ed infatti Andreassi ha scelto tutta gente vera; nella quasi totalità le donne che compaiono nel ruolo delle meretrici sono le stesse prostitute che hanno raccontato le loro storie. E alcune di esse hanno poi mostrato una eccezionale disponibilità interpretativa, tanto da far pensare ad Andreassi che la loro amara esperienza di vita abbia affinato una certa istintiva sensibilità».

Luigi Costantini, «La Fiera del Cinema», luglio 1963



a seguire



Martedì 22 settembre 2015, intorno alle ore 20.10, Teatro Miela

Epilogo

di Raffaele Andreassi, 1960

«Il film, che potrebbe essere un episodio in più (ma a colori) del lungometraggio I piaceri proibiti, segue le vicende di una ragazza che si prostituisce, senza mai dichiararlo apertamente. La giovane, dopo il suo quarto d'ora di illusoria celebrità conquistata con il titolo di Miss Spiaggia, torna al paesello, dove occupa una camera d'albergo senza pretese. La spiaggia un tempo scintillante ora è affogata in una provincia grigia e piovosa. Quando è in giro, la ragazza diventa il centro di attrazione di una girandola di sguardi maschili desideranti. [...] Mentre è seduta al tavolino di un bar, uno stacco violento ci mostra il particolare di una mano maschile che si chiude a pugno su una banconota, e pare un polpo che ghermisce la sua preda. Nella sua stanza d'albergo, si alza e resta immota a guardare la porta come in attesa di qualcuno in procinto di entrare. Da una terrazza, osserva il panorama campestre e ritrova i profumi dell'infanzia, quando irrompe alle sue spalle lo strombazzare di un clacson, a riportarla alle esigenze del presente. Il ritorno a casa è svolto con lo stesso pudore silenzioso».

Andrea Meneghelli, Lo sguardo, il gesto e la materia: il cinema corto di Raffaele Andreassi, in Fulvio Baglivi (a cura di), Il mio cuore è un gatto spezzato il mio sguardo è frantumato. Cinema, arti e mestieri di Raffaele Andreassi, Centro Sperimentale di Cinematografia, Roma, 2015

 

Un corto dai tratti crepuscolari, amari, resi ancora più evanescenti dai tenui colori del Ferraniacolor. Il triste epilogo di carriera di una reginetta di bellezza, tornata nella sua provincia natale dopo un breve periodo di notorietà.

 

imilleocchi newsletter

Tieniti aggiornato sulle nostre ultime novità!

Condividi contenuti

Privacy Policy per i visitatori del sito

Secondo quanto previsto dalla Legge 124/2017, l'Associazione Anno uno rende pubblici online gli importi di natura pubblica ricevuti nel 2018.