Il richiamo della tempesa
Lunedì 21 settembre ore 14.30 Teatro Miela
IL RICHIAMO NELLA TEMPESTA / GLI AMANTI DELL'INFINITO / E LE STELLE NON ATTESERO INVANO
Regia, montaggio: Oreste Palella
Roberto, giovane e già famoso pianista, è promesso a Carla, bella ragazza alquanto frivola; ma non c'è un intimo accordo tra i due, le loro nature sono troppo difformi. Carla parla spesso al protagonista della contessina Dani, una sua giovane cugina ed egli prende vivo interesse alla sorte della giovane inferma, che non ha mai veduto. Anche Dani sente un affettuoso interesse per Roberto, che conosce soltanto attraverso i racconti della cugina. Dopo una crisi del suo male, Dani muore; ma uno spirito amico, che le è stato vicino in questa vita, l'accoglie nell'al di là e la riconduce sulla terra, dove potrà incontrare Roberto...
Dalla revisione cinematografica preventiva (8 marzo 1950): «Si tratta [...] della storia di una ragazza paralizzata, Dani, che s'innamora spiritualmente del fidanzato di una sua cugina, Roberto, che non ha mai avuto occasione di vedere se non in fotografia. Improvvisamente la fanciulla inferma muore. Mentre la sua anima viaggia nell'aldilà, è invitata da una candida figura di vecchio vagabondo a scendere, per una notte, in terra per trovare il compagno per l'eternità. [...] L'attuale sceneggiatura non si scosta dalla precedente stesura se non nel finale, dove si è sostituito l'originale suicidio del protagonista [...]. Inoltre si è inserito il motivo del vecchio vagabondo - sorta di deus ex machina - che, con le sue frequenti apparizioni soprannaturali, dovrebbe richiamare il tema dell'immortalità dell'amore. Il lavoro vaga fra toni veristici e toni surrealistici, ispirandosi ad alcuni film esteri (Scala al paradiso, Joe il pilota ecc.) in cui anime di trapassati riprendono il loro viaggio in terra fra i comuni mortali. Non occorre rilevare le difficoltà di lavori del genere, dove ad una squisitezza formale della sceneggiatura deve corrispondere una perfetta realizzazione tecnica».
«Palella è un uomo sui quarant'anni, siciliano e come tale cordiale e facondo. [...] Palella sa bene cosa significa impostare un film destinato ad un pubblico poco raffinato, un film senza il richiamo di grandi attori, un film senza minimi garantiti. Sa anche cosa vuol dire fare un film quasi alla macchia, senza annunciarlo, senza spendere grosse cifre per la pubblicità, senza che nessuno ne parli. [...] Nel 1950 Palella dirige un film che veramente possiamo considerare tipico ai fini della nostra inchiesta, il film che invano si ricerca negli annuari: Amanti dell'infinito ovvero Il richiamo della tempesta. La sua storia è molto significativa. Il film racconta di due innamorati; uno dei due, morto, raggiungeva l'altro sulla terra per un giorno: soggetto che l'autore non esita a definire surrealista. La conclusione era che l'amore continuava tra un uomo e una donna anche al di là della morte. "C'era qualcosa di irreale - dice Palella -; una storia semplice, narrata senza l'impegno di grandi mezzi tecnici, nella quale avevo cercato di raggiungere un'atmosfera fuori del consueto. Ebbi critiche favorevolissime, benché il film venisse presentato a Roma il 18 d'agosto. Per la prima volta io facevo vedere sullo schermo Silvana Pampanini in un ruolo drammatico, senza farle mostrare le gambe. Lanciai Renato Baldini in quel film. Ma non so per quale ragione, forse per qualche questione religiosa, il film non venne ammesso alla programmazione obbligatoria: la società produttrice, la Eros Film, fallì, pur riuscendo a pagare tutti. Non furono pagate le compartecipazioni, cioè il soggetto e la regia"».
Riccardo Redi, Fabio Rinaudo, Piacciono in periferia, cit.
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