Frou-Frou

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Domenica 20 settembre 2015 ore 15.50 Teatro Miela

Frou-Frou (Perduta per amore)

di Augusto Genina, 1955

«Frou-Frou diciamo che è stata una parentesi [...]; però già nel personaggio di Cervi, durante l'episodio dei russi a Parigi, che è il secondo episodio del film, c'è già questo tolstoismo, questa ricerca di una pace al di fuori del consenso sociale, una ricerca della spiritualità, in un film frivolo come Frou-Frou. Che poi la mano venga spinta un po' più avanti fino al suicidio di quello nel terzo episodio, cioè questo sentimento religioso, chiamiamolo così per capirci, diciamo questo disperato appello all'Uomo verso un Ente Supremo... Anche questo voler ricorrere al carnevale, la maschera di lui che è L'Homme qui rit di Victor Hugo, molto barocco, se uno vuole essere cattivo, ma diciamo ci sono di nuovo questi echi di una ricerca. [...] È sempre la morte che è la conclusione di un cammino. Come lo è in Maddalena, che altro? In Frou-Frou è la morte di lui, ma lei è anche morta, perché non esiste più se non in funzione della figlia, ma come essere indipendente è annullata, è sempre questa conclusione di morte, se non fisica, mentale. È la fine. Forse la parola morte non è adatta, è la fine. Non c'è più niente da dire o accettare o avere».

 

Mario Russo in Sergio Grmek Germani, Vittorio Martinelli, Il cinema di Augusto Genina, Biblioteca dell'Immagine, Pordenone, 1989

 

 

La giovane Frou Frou gode della protezione di numerosi uomini anziani e facoltosi. Grazie al suo impegno nello studio del canto si trova presto sotto le luci della ribalta, intessendo con Henri la sua prima storia d'amore. Abbandonata da lui, dopo alcuni anni passati in Russia con il principe Vladimir, fa ritorno in Francia, dove stabilisce una relazione con un pittore, Michel. Dopo il suicidio di questi, alleva da sola la figlia Michèle, che poi lascerà partire lontano, insieme all'uomo che ama.

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