Camélia et le dragon

 

Sabato 19 settembre 2015, 21.00, Teatro Miela

Camélia et le dragon [Un rêve plus long que la nuit]

di Niki de Saint Phalle, 1976

«Il moderno cinema francese, per non dire d'avanguardia, è fondato essenzialmente sul discorso, sull'intensivo lavoro a livello del significato, del suono e della musicalità, colte nelle loro diverse possibilità tonali [...]. Con Un rêve plus long que la nuit assistiamo a un brutale cambio di polarità, che dirotta il campo d'espressione verso la pratica di una lingua quasi esclusivamente visiva. [...] Attingendo all'immaginario delle fiabe popolari e all'universo delle arti plastiche - la migliore maieutica possibile per l'autrice, che trova le risposte alle sue angosce nella materialità della sua stessa opera -, Niki de Saint Phalle ci mostra una ricerca iniziatica che si dà come la sintesi di tutti i suoi ideali estetici e umani. [...] Ai miei occhi, Un rêve plus long que la nuit rappresenta uno dei rari tentativi del tutto riusciti di cinema barocco francese, dove la sontuosità mira a una polisemia espressiva che investe sia il territorio della psicanalisi tradizionale - rimesso interamente in questione - che quello della creazione artistica, concepita nell'eterogeneità dei materiali utilizzati. Opera collettiva, punto d'incontro di numerosi artisti (Eva Aeppli, Daniel Spoerri, Jean Tinguely, Niki de Saint Phalle, ecc.) che confrontano qui le loro reciproche esperienze, questo film dovrebbe aprire una nuova via nel nostro cinema nazionale, la cui timidità visiva - al netto del sedicente "buongusto" - priva il nostro cinema della possibilità d'innovarsi, di tutto un fondo culturale che - da Gustave Moreau a Leonor Fini - percorre la sensibilità francese».

Raphaël Bassan, «Écran», n. 53, gennaio 1977

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