Vivere da anarchici
Venerdì 18 settembre 2015, seconda serata
Vivere da anarchici. Umberto Tommasini: intervista sulla rivoluzione spagnola
di Paolo Gobetti, 1976
Ospiti della serata Paola Olivetti dell'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, Livio Jacob di La Cineteca del Friuli di Gemona e Claudio Venza del circolo anarchico Germinal di Trieste autore del libro su Tommasini.
Figlio di Piero Gobetti, Paolo Gobetti è stato partigiano combattente nelle formazioni Giustizia e Libertà e commissario della Colonna "Franco Dusi". Ne "I Quaderni del Nuovo Spettatore" così si racconta: "La Resistenza è stata, per me come per tanti altri ragazzi della mia età, senza dubbio la più importante e la più bella esperienza della mia vita. Da sempre, da quando avevo incominciato ad avere una minima conoscenza delle cose, avevo imparato ad amare la libertà, a respirare libertà [...] Nell'invenzione quotidiana di una disciplina non imposta ma scoperta individualmente e naturalmente praticata sentivamo la gioia massima di questa lezione della lotta partigiana: creare in noi stessi la coscienza di una nuova società che cercavamo di realizzare".
«Sono stati due elementi personali a rendermi particolarmente appassionante la lettura: il ricordo di un carissimo incontro con Tommasini a una Mostra del cinema di Venezia (1976) e il ritrovare in ogni pagina della sua autobiografia quell'atmosfera di lotta, di tensione ideale, di speranze e di impegno che era stato l'elemento più entusiasmante della mia esperienza nella raccolta di testimonianze video sulla guerra di Spagna (condotta per l'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza). In quegli anni, in Italia e in Spagna, avevo avuto occasione di constatare di quante ricchissime "storie di vita" sia fatta la storia e la vita delle classi subalterne in quel periodo così ricco di contrasti, aspirazioni, successi e sconfitte: un periodo in cui la drammatica esperienza spagnola rivela sempre più, col passare degli anni, la sua natura di momento chiave, di nodo fondamentale in cui si sono intrecciati con la massima intensità e con la massima lucidità i fili rossi e neri, bianchi e rosa della volontà delle classi popolari a esprimere una loro visione (un'utopia?) di una nuova società.[...] Un viaggio che ci ha portati dalla scoperta dell'entusiasmo che ha spinto tanti giovani a combattere per la libertà in Spagna, all'incontro con la vita dura dell'emigrazione; dalla lezione delle prime lotte antifasciste in Italia al momento esaltante della rivoluzione spagnola del luglio 1936: quel momento culminante in cui la fedeltà agli ideali, per contraddizion che nol consente, non viene a patti, a compromessi, non si piega alle esigenze ignobili della "ragion di stato", e dà quella che è forse la lezione più bella di tutta la storia del nostro secolo: quando gli anarchici padroni di Barcellona e della Catalogna si rifiutano di "prendere il potere", che già hanno conquistato nei giorni rivoluzionari, piuttosto di rinnegare i loro principi, piuttosto di rinunciare alla loro stessa identità. [...] Il caso di Umberto Tommasini è naturalmente quello di un militante: operaio triestino, anarchico, fuoriuscito combattente nel la guerra di Spagna, imprigionato in carceri, campi, confino, uomo dell'antifascismo e delle lotte del dopoguerra. Con la sua assoluta fedeltà a se stesso, con la sincerità della gente semplice».
Paolo Gobetti in Umberto Tommasini, L'anarchico triestino, a cura di Claudio Venza, Antistato, Milano, 1984
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