2015

Ritorno al paese


Sabato 19 settembre 2015 ore 18.15, Teatro Miela

Ritorno al paese

di Ermanno Olmi, 1967

Servizio realizzato per il programma "QuestEstate". Il ritorno al paese è quello dello scrittore Mario Rigoni Stern, il quale, ogni volta che trascorre un po' di tempo in città, si sente assalire dalla malinconia e dalla nostalgia per la propria terra d'origine.

I recuperanti

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Sabato 19 settembre 2015, intorno alle ore 18.25, Teatro Miela

I recuperanti

di Ermanno Olmi, 1970

Chi erano i recuperanti? Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, le economie locali erano i ginocchio, solamente una risorsa era disponibile in maniera abbondante: i residuati bellici, eredità della precedente Grande Guerra. Figure dimenticate dalla storia, i recuperanti furono portati alla conoscenza di un vasto pubblico grazie ai libri di Mario Rigoni Stern ed all'omonimo film di Ermanno Olmi. Gianni, il protagonista della vicenda, si avvicina a questo rischioso mestiere spinto inizialmente dalla necessità ma presto vi intravede un modo per ottenere rapidi guadagni. Dalla terra però non emerge solo il metallo di bombe ed elmetti: la scoperta di numerosi scheletri di soldati tedeschi scuote profondamente la sensibilità del protagonista. Solo l'abbandono dei sogni di un benessere rapido, può rappresentare davvero un modo per ripartire, e ricostruire dalle macerie un futuro.

 

«I recuperanti nacque in una delle tante sere di fine anno quando la compagnia asiaghese di Val Giardini si riunisce intorno a Mario Rigoni Stern, sovrano democraticissimo della nostra comunità montanara. [...] È proprio allora che la genialità di Mario, inaspettatamente,

L'alpino della settima

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L'alpino della Settima

di Giuseppe Taffarel, 1969

Dalla presentazione in video dell'autore:

«Un alpino della settima è nato come un discorso contro la guerra, evitando i luoghi comuni soliti, [...] arrivando a vedere quello che resta di grave nella gente per colpa della guerra. È un documentario intimista, però alla fine salta fuori proprio il discorso diciamo anche feroce (perché questo era il mio intento) contro la guerra. È una famiglia che la guerra ha distrutto. Il figlio non si è sposato anche per [...] stare vicino alla madre, che è rimasta vedova del marito caduto in guerra sulle Dolomiti [...] e mai più ritrovato. Questo ha determinato un dolore inestinguibile in tutta la famiglia, e l'ha distrutta. La moglie di questo soldato "ignoto" è morta di crepacuore, mentre il figlio si è messo in testa di cercare i resti del padre fra le Dolomiti, frugando fra le rocce. Un discorso [...] un po' folle, un po' assurdo, come i paesani lo definivano, ma lui ha insistito per tutta la vita [...], pensando di poter trovare il padre».



Stasera la proiezione del promo!

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Sabato 19 settembre 2015, ore 20.45, Teatro Miela

Mille e ancora mille (occhi)

Volontari, collaboratori e pubblico hanno contribuito alla realizzazione del promo 2015: gli occhi dei partecipanti sono stati ripresi per dare vita a un video composito, in cui sono proprio mille occhi a spalancarsi, mille sguardi sul cinema, di ogni luogo, di ogni tempo. Non resta che spalancare le porte della percezione e abbandonarsi alla visione di un vortice di sguardi, i nostri.Sabato 19 settembre 2015, intorno alle ore 20.10, Teatro Miela

La serata di sabato: omaggio a Niki de Saint Phalle

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La serata di sabato 19, a partire dalle ore 20.45, è dedicata al cinema della scultrice e pittrice francese Niki de Saint Phalle, aprendo con il tributo di Paola Pisani My Love (2015) e alla presenza d'eccezione della figlia Laura Duke Condominas attrice per Robert Bresson in Lancelot du Lac e protagonista di Camélia et le dragon in programma durante la serata.

Unica artista donna del movimento del Nouveau Réalisme, nota per aver ideato e realizzato - sempre all'insegna della ribellione contro i poteri costituiti e della riappropriazione simbolica del corpo femminile - gli Shooting Paintings e le enormi sculture di nudi femminili dette Nanas, Niki de Saint Phalle ha diretto anche due lungometraggi inclassificabili ed estremamente personali. Il primo, il semiautobiografico Daddy: A Bedtime Story (1973), è uno dei più provocatori film erotici degli anni '70: attraverso quest'opera l'artista volle esorcizzare gli abusi sessuali subiti a 11 anni dal padre, portando alle estreme conseguenze ogni archetipo freudiano in materia. Questo film, che conferma l'interesse della Saint Phalle per il valore terapeutico dell'espressione

Camélia et le dragon

Sabato 19 settembre 2015, 21.00, Teatro Miela 

Camélia et le dragon [Un rêve plus long que la nuit] di Niki de Saint Phalle, 1976

«Il moderno cinema francese, per non dire d'avanguardia, è fondato essenzialmente sul discorso, sull'intensivo lavoro a livello del significato, del suono e della musicalità, colte nelle loro diverse possibilità tonali [...]. Con Un rêve plus long que la nuit assistiamo a un brutale cambio di polarità, che dirotta il campo d'espressione verso la pratica di una lingua quasi esclusivamente visiva. [...] Attingendo all'immaginario delle fiabe popolari e all'universo delle arti plastiche - la migliore maieutica possibile per l'autrice, che trova le risposte alle sue angosce nella materialità della sua stessa opera -, Niki de Saint Phalle ci mostra una ricerca iniziatica che si dà come la sintesi di tutti i suoi ideali estetici e umani. [...]

Daddy

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Sabato 19 settembre 2015, ore 22.20, Teatro Miela

Daddy: A Bedtime Story

di Peter Whitehead Niki de Saint Phalle, 1973

 

«Oscillando fortemente tra l'espressionismo tedesco (a volte seriamente usato come riferimento e parodiato - pastiche di Lili Marlene) e l'underground newyorchese, il film porta una parola, e per la prima volta senza dubbio una parola totalmente femminile, d'una violenza inaudita. [...] Affrancandosi da tutte le convenzioni morali, interamente basato sul cerimoniale, il simulacro e l'assenza di pudore [...], Daddy assomiglia visivamente a una festa pagana. Un olocausto. Raffinato, d'una ironia estrema aggressiva e virulenta, interamente fondata sulla rivendicazione di una società di piacere (cfr. la scena sbalorditiva dove la madre, maledicendo il padre, spiega come gli uomini hanno utilizzato il piacere a loro profitto). L'immaginario deflagra, con i suoi affreschi grotteschi, osceni, derisori (sequenza finale, con il padre crocifisso e fuso nella materia, dove non restano che i

La domenica dei Mille Occhi

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Domenica 20 si ricomincia dalla mattina, dalle ore 9.15, con due drammi bellici del cinema del Ventennio fascista: Le scarpe al sole (1935) di Marco Elter, dal libro del militare Paolo Monelli sulla Prima Guerra Mondiale e montato da due registi d'eccezione come Camillo Mastrocinque e Giorgio Bianchi, e Abuna Messias (1939) di Goffredo Alessandrini, co-sceneggiato tra gli altri dal grande cineasta Vittorio Cottafavi, che racconta la seconda missione etiopica in Abissinia del Cardinale Guglielmo Massaia (avvenuta nella seconda metà dell'Ottocento ma raccontata in modo da alludere anche alle successive Guerre d'Etiopia). Nel pomeriggio, dalle ore 14.30, seguiranno un'ulteriore tassello della breve personale dedicata al regista messinese Oreste Palella con il curioso Cristo è passato sull'aia (1953, introvabile film sospeso tra religione e superstizione) e il melodramma Frou-frou (perduta per amore) (1955) di Augusto Genina, nell'ambito del focus sullo scenografo russo Boris Bilinsky. Nel tardo pomeriggio, dalle ore 18.00, si terrà invece l'evento più importante della giornata, con tre proiezioni legate all'intrinseca fisicità del cinema e alla bellezza dell'esperienza di sala

Le scarpe al sole

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Domenica 20 settembre 2015 Teatro Miela ore 9.15

LE SCARPE AL SOLE

Regia: Marco Elter, 1935

Nel 1915 tre montanari dello stesso paese alpino - un veterano della guerra libica e due giovani, di cui uno appena sposato, vengono chiamati negli Alpini quando l'Italia entra nel conflitto mondiale. Saranno protagonisti di drammatici avvenimenti tra assalti, ritirate, vita di trincea. Il vecchio reduce della guerra africana perirà da eroe, nel tentativo di difendere il proprio villaggio dagli austriaci dopo Caporetto. Gli altri due torneranno, dopo la vittoriosa battaglia, alle loro case per raccontare i drammatici avvenimenti vissuti.

«La guerra alpina, la nostra guerra alpina, dall'Adamello alla Conca di Piezzo. Tema altissimo, da far tremare i polsi a qualsiasi regista. Una guerra combattuta nel regno dei falchi e delle aquile, con le picozze talvolta più utili del fucile, con le corde talvolta più necessarie della baionetta. Teleferiche distese su abissi, ricoveri in caverne ricavate da pareti a picco, tende che avevano per muricciolo blocchi di ghiaccio; corvées inenarrabili per far giungere ai tremila, ai tremilacinquecento ciò che è indispensabile alla vita dell'uomo [...].  

Abuna Messias

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Domenica 20 settembre 2015 ore 11.00 Teatro Miela

Abuna Messias (Cardinal Massaia)
di Goffredo Alessandrini, 1939

«Le vicende del popolo italiano sono unite alla propagazione della civiltà cristiana da una connessione che trascende ogni contingenza casuale. I principali protagonisti della sua storia non raramente hanno svolto un compito che si riallaccia indissolubilmente all'espansione della fede cattolica romana in altri Paesi e perciò assume un carattere universale. [...] Il Cardinale Guglielmo Massaia è una di tali figure. La sua statura umana e cristiana domina vari decenni della storia etiopica e la sua opera ha tracciato una pista che fatalmente e provvidenzialmente doveva trasformarsi in un'autostrada. [...] Bisognava scegliere un episodio centrale tra i numerosissimi che costellano la sua vita missionaria. Un episodio altamente significativo e drammatico

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