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    Oggi, venerdì 25 alle ore 15 al Miela, qusto secondo programma, proporrà un grande inedito, Ceneri della memoria (1962) di Alberto Caldana, con testo di Tino Ranieri, ricostruzione di un'ora delle vicende della Shoah in Italia e del riproporsi dell'antisemitismo nel dopoguerra.

    Si tratta appunto della versione integrale presentata alla Mostra di Venezia e inedita in sala, conservata dalla Cineteca di Bologna. Data la durata anomala del film, né cortometraggio né lungometraggio, il film fu rimontato per le sale, contro la volontà degli autori, e ridotto a cortometraggio, triste vicenda su cui Ranieri intervenne sulla rivista "Trieste" diretta da Guido Botteri, in un numero che pubblicò anche il testo integrale del commento. Tuttavia l'opera nella sua integrale unitarietà di immagini e testo è rimasta sconosciuta fino ad oggi.

    Nell'incontro dopo la proiezione, cui parteciperà in accordo col Museo della Comunità ebraica di Trieste "Carlo e Vera Wagner" lo storico Tristano Matta, si proporrà a confronto anche la versione apocrifa del film.

    Questo evento, un'occasione unica per vedere le due sole opere da cineasta del poliedrico Ranieri, è a ingresso libero come tutti i programmi del festival

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    Il festival è lietissimo di presentare, fiore all'occhiello di quest'edizione oltre tre ore di film casalinghi inediti di Giulio Questi, tra i grandi eccentrici del cinema italiano: scrittore e partigiano, regista di tre film di genere non omologati, Questi si è dedicato in vecchiaia a piccoli film digitali, girati per lo più in solitaria, autarchici ma non per questo minimalisti, e in grado di frequentare, nel contesto di un appartamento (ambiente che non può che riecheggiare oggi i modi produttivi del cinema pandemico), generi come il thriller, con vena surreale: una parte di questi materiali è confluita nel cofanetto By Giulio Questi (2008). Il festival presenta invece la produzione successiva, per la quasi totalità in anteprima mondiale (per gentile concessione di Ripley's Film e di Riccardo Rosati) Il programma Questi fantasmi sarà poi chiosato dalla messa in onda, il 26 marzo, nella notte di Fuori Orario su Rai3, del film televisivo di Questi L'uomo della sabbia.

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    Appuntamento oggi giovedì 24,  alle ore 18 Teatro Miela

    Jacques Perconte è un alchimista dell'immagine digitale. Da oltre vent'anni esplora il segnale video come un materiale da modellare e deviare dal suo programma tecnico, manipolando i suoi codici di compressione, facendo sragionare gli algoritmi per scatenare nebulose di pixel iridescenti, colate di indeterminazione che trasformano le sue immagini in un impasto pittorico ribollente. I suoi "paesaggi contro natura" sono allucinazioni documentarie sospese tra le impressioni lasciate della realtà e la matematica che le codifica e le trasfigura. Infrangendo la superficie dell'ordinaria definizione alla ricerca di un'alta infedeltà, captando vibrazioni nascoste, rivelando il tumulto incessante della materia, Perconte insinua nel digitale l'instabilità e l'imperfezione che sono la libertà e la grandezza del cinema analogico. E proprio per rilevare l'anacronismo fertile della sua pratica, che si perde in foreste di codici per ritrovare le pulsazioni della pellicola, in questi programmi di I Mille Occhi presentiamo una selezione dei suoi lavori in dialogo con film di altri autori del passato e del presente, che come lui vedono nel cinema non tanto uno specchio del reale, ma una grande opera di trasmutazione.

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    Il giovedì pomeriggio dei Mille Occhi inizia alle ore 15.00 al Teatro Miela di Trieste con l'omaggio a Mino Guerrini a cura di Rocco Moccagatta e Chiara Grizzaffi, in collaborazione con l'Università IULM. Verrà proiettato il film La rimpatriata di Damiano Damiani, che lo vede attore assieme a Walter Chiari. Mino Guerrini, singolare e oggi completamente dimenticata figura di intellettuale eclettico e artista a 360° del secondo dopoguerra, è stato pittore d'avanguardia (nel gruppo Forma 1, del quale era stato tra i fondatori), giornalista per rotocalchi di enorme successo e prestigio (da "Il Mondo" a "Epoca"), autore radiofonico e televisivo, e, infine, anche uomo di cinema, sceneggiatore, attore, regista di una ventina abbondante di titoli, lungo tre decenni, tra i primi anni '60 e gli ultimi '80, dalle commedie di costume a episodi degli esordi ai generi di profondità (horror, spy story, polizieschi, gangster), fino ai film di Franco&Ciccio, alla serie del Colonnello Buttiglione, alle imitazioni pasoliniane (e infine vanziniane). In attesa di riscoprirlo come merita, anche da regista, senza dimenticarne le tante altre vite artistiche, a Trieste si vedrà la sua partecipazione d'attore a La rimpatriata (1963), sguardo insieme corrosivo e malinconico di Damiano Damiani in diretta sulle piccole grandi 

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    Seconda serata inaugurale per I MILLE OCCHI oggi giovedi 24 marzo alle ore 21 al Teatro Miela con un evento imperdibile:la proiezione in anteprima mondiale su copia 35mm del primo lungometraggio integralmente girato a Trieste. Si vedrà, infatti, dopo 80 anni il film La statua vivente di Camillo Mastrocinque, subito sparito dopo l'uscita nel 1943, ritrovato in copia 16mm in Argentina dalla Cineteca del Friuli che ha poi proceduto al restauro digitale con il sostegno di MIC, Regione FVG e Fondazione Friuli. Il film vede come protagonista femminile l'affascinante attrice triestina Laura Solari circondata dal paesaggio triestino con il porto vecchio, il suo mare e scorci di città. Nel film appare anche il famosisimo Angelo Cecchelin il più importante attore del teatro comico triestino. La fotografia di Aldo Tonti, come nel molto più noto Ossessione di Visconti, è un vero prodigio, ed ecco perché il film lo presenta al festival Dante Spinotti, direttore della fotografia e Presidente onorario della Cineteca del Friuli, con una testimonianza video sull'ammirato maestro. La proiezione sarà preceduta anche da un breve backstage di Tullio Mainardi girato all'epoca sul set triestino della Sacchetta.

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    Ecco il programma della 3° giornata, vi aspettiamo al Teatro Miela di Trieste dalle 9.30 con il programma dedicato a Dante Detour - deviazione per l'inferno.

    24 marzo, Teatro Miela

    9.30

    Dante detour - deviazione per l'inferno

    Il conte Ugolino (1949; 86') di Riccardo Freda +

    Il conte Ugolino (195.?; 20') cortometraggio amatoriale didattico di Walter Faglioni

     

    11.30

    Premio Anno Uno a Danièle Huillet e Jean-Marie Straub

    Un conte de Michel de Montaigne (2012; 34')

    Corneille-Brecht ou Rome, l'unique objet de mon ressentiment (2010; 27')

     

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    Continua l'omaggio a Tognazzi nei cento anni dalla nascita: in chiusura di questo mercoledì dei Mille Occhi la proiezione del film I viaggiatori della sera, inserito nel percorso dedicato a Ornella Vanoni. La cantante da' una delle sue principali prove d'attrice in uno dei migliori film di Ugo Tognazzi regista, parabola disperata e politica sul consumo e sulla vecchiaia. Appuntamento alle ore 23 in sala al Cinema Ariston.

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    Questa sera, mercoledì 23 alle ore 21, ospite dei Mille Occhi il regista Marco Martinelli che dialogherà con il direttore del festival e introdurrà la proiezione dei suoi due film Ulisse XXVI e Fedeli d'amore. In occasione dei settecento anni dalla morte di Dante, un omaggio (messo in onda da Fuori Orario nella notte del 25 marzo) al lavoro cinematografico sul sommo poeta di Marco Martinelli e Ermanna Montanari del Teatro delle Albe, tra le maggiori realtà di ricerca teatrale italiana. L'omaggio a questi due grandi sperimentatori del teatro italiano è organizzato in collaborazione con Fuori Orario e Filmmaker Festival di Milano. "Dante sa immaginare come nessun altro, ma le sue visioni prendono origine dall'attenzione al reale. Il reale è il primo gradino» dice Martinelli. Attorno a Dante Martinelli, regista, drammaturgo, "poeta di compagnia" e fondatore, con Ermanna Montanari, del Teatro delle Albe, ha costruito buona parte del suo percorso cinematografico: tre dei cinque progetti finora realizzati in poco più di quattro anni hanno a che fare con il padre della lingua. The sky over Kibera è la "messa in vita" della Divina Commedia nell'immenso slum di Nairobi, Ulisse XXVI l'apparire della voce di un'anima consumata dal fuoco - ciò che vediamo è il mormorio di una fiamma che si mostra mentre 

  • Tino Ranieri_Giornalfoto_Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte.png

    Il mercoledì 23 marzo alle ore 17 al Cinema Ariston e il venerdì 25 alle ore 15 al Teatro Miela si svolgeranno a Trieste i due eventi dell'omaggio a Tino Ranieri, nell'ambito della XX edizione del Festival internazionale del cinema e delle arti "I Mille Occhi", ai quali si è voluto dare l'evocativo titolo suggerito da Umberto Saba a Pier Antonio Quarantotti Gambini, a sottolineare la rete di intrecci culturali che l'attività di Ranieri coinvolge. L'iniziativa si avvale della prestigiosa media partnership della Sede Regionale RAI del Friuli Venezia Giulia. A cura di Sergio Crechici, Sergio M. Grmek Germani e Mila Lazić vengono riunite per la prima volta le due opere da autore cinetelevisivo di Tino Ranieri, acuto critico cinematografico che iniziò la propria attività professionale ai programmi radiofonici della sede Rai Trieste, che a Trieste tenne per primo un libero corso di Storia del cinema all'Università degli Studi e che trasferendosi professionalmente a Milano mantenne sempre un forte legame con la città d'origine, dove ispirò anche la nascita del primo Festival di fantascienza. Se l'attività da critico di Ranieri è universalmente stimata (e come dimenticare chi scrisse anche il primo libro su 

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    Inaugurazione serale oggi alle 20,30 al Cinema Ariston con la proiezione del film Venga a prendere il caffè da noi di Alberto Lattuada con Ugo Tognazzi, restaurato da CSC - Cineteca Nazionale, in collaborazione con Minerva Pictures Group, nell'omaggio del festival al centenario della nascita dell'attore cremonese. In questo film il regista incontra l'elegante ironia dello scrittore Piero Chiara e del suo romanzo La spartizione mentre Ugo Tognazzi, impersonando un funzionario dell'agenzia delle entrate, è capace di interpretare magistralmente le atmosfere decadenti della piccola borghesia italiana Il film fa parte del tributo ad Alberto Lattuada, cineasta che va oggi riscoperto più che mai: solo la recente retrospettiva di Locarno, curata da Roberto Turigliatto, ha saputo offrire uno sguardo complessivo sul regista che seppero amare critici originali come Giuseppe Turroni e Callisto Cosulich. Sergio M. Grmek Germani prova a seguire alcuni percorsi particolarmente appassionanti nella sua opera, incrociando il primo e l'ultimo film, la sua eterna fanciullezza con la sua forza di maestro dei giovani di ogni generazione. E il titolo del suo film con Tognazzi potè essere riscritto sui muri dello Psichiatrico di Basaglia in un "Venga a prendere l'elettroshock da noi".

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    I Mille Occhi si aprono già nella mattina di martedì 22 marzo nella meravigliosa sala del Cinema Ariston! Appuntamento dalle 9.30 con la sezione Questi fantasmi: inediti e incompiuti di Giulio Questi, scrittore e partigiano tra i grandi eccentrici del cinema italiano, di cui si presenta in prima mondiale Fiore & Pauline - Cortina 2007. Alle 10.30 inizia l'omaggio al Premio Anno Uno Danièle Huillet e Jean-Marie Straub a cui segue alle 11.30 The Sky Over Kibeira di Marco Martinelli del Teatro delle Albe, che apre il percorso dantesco nell'occasione dei settecento anni dalla morte di Dante. Il pomeriggio dei Mille Occhi inizia alle 15 con l'omaggio al dimenticato Anton Germano Rossi, eminenza grigia e maestro occulto di molte delle riviste umoristiche degli anni 30, riferimento ineludibile di futuri sceneggiatori. Il remake realizzato dal triestino Giacomo Gentilomo con Peppino de Filippo, Biancaneve e i sette ladri sarà seguito dalla rara serie di minimetraggi-quiz prodotti dalla Incom Vista la svista?, con due episodi da A.G. Rossi e ispirata da un'idea di cinegiornale umoristico originariamente di Zavattini. Ogni programma dedicato all'autore sarà aperto e chiuso da video-letture di contronovelle, genere inventato da Rossi, recitate appositamente per 

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    A cura di Dario Stefanoni

    La riscoperta di uno degli scrittori più originali e dimenticati del '900 italiano, l'umorista Anton Germano Rossi (1899-1948), dai pionieristici trascorsi futuristi e - negli anni '30 - tra le penne più geniali e stoicamente irriverenti del Marc'Aurelio. Contraddistinto da una personalissima poetica dell'assurdo, avvicinabile per eccentricità ad altri singolari tiratori franchi d'inizio secolo quali Achille Campanile e Henri Michaux, Rossi fu l'eminenza grigia e il maestro occulto di molte delle riviste umoristiche dell'epoca, riferimento ineludibile di futuri sceneggiatori e cineasti (da Vittorio Metz ad Aldo Fabrizi, dall'ammiratore Zavattini al giovane Fellini), poi apprezzato e riscoperto da fini intellettuali come Guido Ceronetti e Oreste del Buono. Acclamato inventore della forma letteraria delle "contronovelle", brevi e fulminanti dialoghi d'humour nero, col suo umorismo violento e antifrastico A. G. Rossi si rivela oggi una voce d'obliqua dissidenza, che tematizzava in testi d'esasperato e cordiale nonsense il pervasivo squadrismo del pensiero e la meccanicità pavloviana di masse succubi, sadiche e felicemente complici d'atrocità e discriminazioni. Di A.G. Rossi si vedrà l'unica copia superstite, lacunosa e 

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    A cura di Olaf Möller

    Katrina Daschner (1973), nata ad Amburgo (Germania) e residente a Vienna (Austria), è una performance artist, fotografa e regista queer. Le sue opere sono radicate in un immaginario surrealista in cui Barocco e Camp, Arthur Schnitzler e il burlesque si fondono in modi ingegnosi. I suoi primi lavori, come Gefüllte Gans (1998) o Tanz 2000 (2000), sono caratterizzati da una cruda immediatezza - gesti punk in cui il sesso e la cucina si trasformano in un unico atto di schietta grazia - e modi totalmente sconcertanti dal punto di vista del costume. Con il suo trittico Nouvelle Burlesque Brutal (2011) e il ciclo Hiding in the Light (2021), Daschner si imbarca verso le sponde più lontane dello stile e della stilizzazione, dove sempre nuove fantasie erotiche sporche e cattive trasformano paesaggi di desiderio carnale con creature oscure.  Negandosi all'uso del linguaggio, quella di Daschner è un'arte di immagini e suoni nella sua forma più pura e sensuale, tattile, seducente, allettante - che sfida le nozioni preconcette di genere e potere.

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