La paura
formato - format: 35mmn; durata - lenght: 82'.
Copia 35mm della Cineteca Nazionale.
«La paura è, dal punto di vista stilistico, completamente diverso da Viaggio in Italia. L'uno era leggero e spontaneamente mediterraneo, questo è lento e pesante, un film "tedesco" - pur senza esserlo veramente. Ci sono due accenni a Fritz Lang ed anche all'espressionismo tedesco (quando Irene al termine del film entra nel laboratorio: l'enorme ombra che il suo corpo proietta sul soffitto). Eppure, in generale, questa pellicola è di grande, trasparente e precisa chiarezza – non tedesca. Le immagini, che operano con forti effetti grafici (in nessun altro film di Rossellini ciò è così marcato), fanno della storia di Stefan Zweig un test di osservazione che – se non si è pronti a lasciarsi andare al film – perde di vitalità. C'è qualcosa di peculiare in questa pellicola: la si può guardare e può piacere e in seguito la si può riguardare e trovarla terribile (e così via). Affinché il film funzioni come tale, la freddezza che esso emana è vincolata al calore che lo spettatore gli deve elargire. Non oppone resistenza a chi ha deciso di non farselo piacere. In senso figurato, si potrebbe dire che in questo film Rossellini si mette a nudo di fronte a noi: rinuncia ad ogni artificio artistico e mostra soltanto ciò che è». (Rudolf Thome)
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