Alraune

Regista - Director: 
Anno - Year: 
1952
Soggetto - story: dal romanzo di Hanns Heinz Ewers; sceneggiatura - screenwriter: Kurt Heuser; fotografia - cinematography: Friedl Behn-Grund; scenografia - set design: Robert Herlth; montaggio - editing: Doris Zeltmann; suono - sound: Heinz Terworth; musica - music: Werner Richard Heymann; interpreti - cast: Hildegard Knef, Erich von Stroheim, Karlheinz Böhm, Rolf Henninger, Harry Meyen, Harry Halm, Denise Vernac, Trude Hesterberg, Julia Koschka, Hans Cossy, Gardy Brombacher; produzione - production: Deutsche Styria Film GmbH/Carlton Film GmbH; origine - origin: RFT, 1952; formato - format: 35mm, b/n;
durata - length:
92'.
Copia 35mm di Deutsche Kinemathek. 

«La rivista dedicata al cinema "Illustrierten Film-Bühne" n. 1708 esordisce con queste parole: "Jakob ten Brinken è uno scienziato abbiente, che a cavallo del secolo si dedica ad esperimenti sulla riproduzione artificiale. Allontanato dalla medicina e dalla sua cattedra di insegnamento, dopo infruttuosi esperimenti sugli animali riesce a dimostrare le possibilità dell'inseminazione artificiale sugli esseri umani. La creatura che egli riesce a portare in vita trae origine da un condannato a morte e da una prostituta del porto. Basandosi sulla vecchia leggenda popolare della radice di mandragola, che cresce sotto la gola di un impiccato e porta felicità e ricchezza ma anche morte e rovina, ten Brinken chiama la creatura Alraune – mandragola in tedesco. Alraune diventa una bella fanciulla, e le circostanze della sua nascita restano un mistero. È una creatura strana e solitaria, che esercita una sinistra forza...". Eppure questo testo svela troppo poco di quanto incondizionatamente il film si schieri dalla parte della protagonista. Il testo accentua ciò che Rabenalt tende piuttosto a lasciare da parte. Infatti, la fatale esposizione della storia e la sua cupa morale sono soltanto la lasca cornice dell'atmosfera di scintillante amoralità che Erich von Stroheim diffonde nel ruolo di ten Brinken come fumo di sigaretta. Ed anche il motivo convenzionalmente fantastico dell'essere creato in modo artificiale non è niente di più che un alibi per l'aura sessuale dominante, che Hildegard Knef genera sulla scena senza fatica e con credibilità. Quando,ad esempio, getta dal balcone singoli chicchi d'uva sulle spalle nude del vetturino, mentre al trogolo è intento al bucato mattutino, e intona con scura voce sommessa tra sé una canzone! Oppure quando suscita nell'ingenua rivale, con abili parole, dubbi d'amore e pensieri suicidi, si stira in un'amaca come il ragno sulla tela e poi di notte fa finta di non notare che la disgraziata nel letto accanto sta ingurgitando veleno per la disperazione. Possono venire in mente Jane Greer in Out of the Past, Jean Simmons in Angel Face o Gene Tierney in Leave Her To Heaven, se ci si mette alla ricerca di figure femminili in grado di misurarsi con Hildegard Knef in Alraune». (Rainer Knepperges)


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