Mon île était le monde
Regista - Director:
Anno - Year:
1989
Iniziato coi titoli L’Ami abusif e Vavangue, nel titolo definitivo è seguito dalla didascalia-sottotitolo Un portrait de Jean Albany pour son fils Ludo.
Copia DVD dall’archivio del regista.
Un film che attraversa tutta la vita e l’opera di Baratier è Désordre, che, concluso in un primo montaggio di 18’ nel 1949, è diventato Le Désordre à vingt ans nel 1967: 70’ distribuiti nelle sale in un ulteriore ampliamento col corto Eden Miseria, e poi rimontati all’infinito (negli ultimi anni non più in pellicola ma in video), fino alla penultima edizione presentata a I mille occhi l’anno scorso. Ma fino a pochi giorni prima della sua morte Baratier vi apportava variazioni: questa enciclopedia visiva (e musicale, poetica ecc.) di Saint-Germain-des-Prés era diventata l’enciclopedia della sua vita e dei suoi incontri. Cineasta di opere inconcluse e plurime, Baratier incrociò l’antropologia delle icone culturali parigine con un ulteriore, multiplo percorso da cineasta-etnografo: esemplare è qui un altro ritorno ciclico, quello al poeta di La Réunion Jean Albany, filmato già nel 1948 per Désordre e poi seguito fin dopo la morte con le varianti plurime che si sintetizzano in Mon île était le monde, film in cui si rimontano non solo le prime riprese con Albany ma anche la splendida Juliette Gréco e il dionisiaco Audiberti di Désordre. Cosicché questo film diventa un volume ulteriore dell’enciclopedia Baratier, isola-mondo come ben dice il titolo proiettandosi su un poeta creolo, che a sua volta nel film si proietta sull’antillese Saint-John Perse. Ma non solo: in questo film bellissimo che travolge i confini di documentario e autobiografia c’è una sovrapposizione della passione verso la donna-dea che unisce Albany, Baratier e Audiberti. E nel film compaiono le donne bellissime di Albany: Sylvie, Graciella (che racconta a Baratier di quel giorno che Albany le disse: «avete gli occhi che brillano, avete fatto l’amore stanotte»), Maryvonne e altre. Un film che sembra non voler finire, prolungandosi in dediche e chiose: prima la didascalia «Questo film è stato realizzato da tutti e non da uno solo», poi la voce off posticcia del regista che aggiunge un ringraziamento ulteriore.
I mille occhi, che da quattro anni tornano a Baratier e che per due volte l’hanno avuto ospite, trovano una ragione di esistere (se altre non vi fossero) in questi ritorni a un cineasta marginale in patria come l’isola di La Réunion. (s.g.g.)
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