Interno berlinese
Regista - Director:
Immagine:
Anno - Year:
1985
formato - format: 35mm, col; durata - length: 118’.
Copia 35mm (nuova ristampa in anteprima) della Cineteca Nazionale.
«Io sono sempre stata appassionata di letteratura giapponese e questo romanzo di Tanizaki mi è sempre molto piaciuto, mi piaceva molto proprio l’idea di raccontarlo con i mezzi del cinema. Con estremo rigore, pur mutandone la prospettiva in quanto nel libro l’azione si svolge tutta a Tokyo, anche rischiando quelle che possono sembrare ovvietà drammatiche. Ma siamo sicuri di essere tutti professori nei sentimenti e nel sesso, che sono due dei nostri primari modi di esprimerci? Io credo, da sempre, che in questo campo abbiamo tutti ancora molte cose da conoscere e da imparare e, nel mio piccolo, mi do da fare. Ma soprattutto racconto storie, e preferisco l’Europa alla mia Emilia, non proclamo nulla di assoluto, non detto leggi di psicanalisi, non faccio glosse alla Storia: entro nel privato di una passione perché mi interessa il lato sacrale e quasi religioso che ogni passione comporta, anche quando la divinità è ambigua e può, col dubbio, scoraggiare. I romanzi di Tanizaki entrano nel terreno della nostra cultura, perché alla base, egli stesso sosteneva, ci sono sempre Shakespeare, Dostoevskij e i greci».
Liliana Cavani in Maurizio Porro,
La Cavani: «Più pignola di Visconti»,
«Corriere della Sera», 23 ottobre 1985
La Cavani: «Più pignola di Visconti»,
«Corriere della Sera», 23 ottobre 1985
«Mitsuko è figlia dell’ambasciatore del Giappone in Germania, frequenta una scuola di pittura, è tutti i giorni a contatto con diplomatici e politici. Un angelo, a vederla, in realtà un demonio. Sottilissimo. Si insinua nella vita di una giovane coppia, Heinz e Louise von Hollendorf, di buona razza e di grande posizione sociale (lui è un alto funzionario al Ministero degli Esteri). Prima seduce lei, invischiandola in una passione addirittura furiosa, poi seduce lui, mettendo all’inizio i due l’uno contro l’altro con la gelosia, quindi placandoli in un rapporto a tre in cui nessuno, data la sua continua capacità di mentire e di tradire, riesce a capire mai chi sia il preferito, fino a un suicidio collettivo che, lasciando però in vita Louise, può farle pensare, con gelosia rinnovata anche se postuma, che il preferito fosse Heinz, insieme al quale Mitsuko aveva voluto compiere da sola l’ultimo viaggio. Quell’angelo demonio Liliana Cavani lo ha trascritto con molta finezza, andando a fondo nella sua psicologia irta di enigmi e conducendo avanti il suo incontro-scontro con gli altri due, mettendo in vellutata evidenza il suo ruolo di perfido ma segretissimo carnefice i cui moventi, visti solo dalle sue vittime, attraverso i suoi gesti, non sono mai chiariti del tutto, rimanendo – come spesso i personaggi di Tanizaki – confinati in limbi misteriosi, all’insegna soprattutto dell’ambiguità. Questa ambiguità – nelle intenzioni, nei sentimenti, nelle stesse reazioni – è, sul piano del racconto, il segno più rappresentativo del film e forse anche il suo merito».
Gian Luigi Rondi,
«Il Tempo», 31 ottobre 1985
«Il Tempo», 31 ottobre 1985
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