Interno berlinese

Regista - Director: 
Immagine: 
InternoBerlinese.jpg
Anno - Year: 
1985
Soggetto - story: L. Cavani, dal romanzo La croce buddista di Juni­chirô Tanizaki; sceneggiatura - screenwriters: L. Cavani, Roberta Mazzoni; fotografia - cinematography: Dante Spi­notti; montaggio - editing: Ruggero Mastroian­ni; scenografia - set design: Luciano Ricceri; musica - music: Pino Donaggio; costumi - costumes: Alberto Verso; interpreti - cast: Gudrun Landgrebe, Kevin McNally, Mio Takaki, Massimo Girotti, Philippe Leroy, William Berger, Andrea Prodan, John Steiner, Enrica Maria Scri­vano, Claudio Lorimer, Tomoko Tanaka; produzione - production: Fulvio Lucisano, Menahem Golan e Yoram Globus per Italian International Film/Cannon Production/Kf-Kinofilm; origine - origin: Italia/RFT, 1985;
formato - format: 35mm, col; durata - length: 118’.
Copia 35mm (nuova ristampa in anteprima) della Cineteca Nazionale.

«Io sono sempre stata appassionata di letteratura giapponese e questo romanzo di Tanizaki mi è sempre molto piaciuto, mi piaceva molto proprio l’idea di raccontarlo con i mezzi del cinema. Con estremo rigore, pur mutandone la prospettiva in quanto nel libro l’azione si svolge tutta a Tokyo, anche rischiando quelle che possono sembrare ovvietà drammatiche. Ma siamo sicuri di essere tutti professori nei sentimenti e nel sesso, che sono due dei nostri primari modi di esprimerci? Io credo, da sempre, che in questo campo abbiamo tutti ancora molte cose da conoscere e da imparare e, nel mio piccolo, mi do da fare. Ma soprattutto racconto storie, e preferisco l’Europa alla mia Emilia, non proclamo nulla di assoluto, non detto leggi di psicanalisi, non faccio glosse alla Storia: entro nel privato di una passione perché mi interessa il lato sacrale e quasi religioso che ogni passione comporta, anche quando la divinità è ambigua e può, col dubbio, scoraggiare. I romanzi di Tanizaki entrano nel terreno della nostra cultura, perché alla base, egli stesso sosteneva, ci sono sempre Shakespeare, Dostoevskij e i greci».
Liliana Cavani in Maurizio Porro,
La Cavani: «Più pignola di Visconti»,
«Corriere della Sera», 23 ottobre 1985


«Mitsuko è figlia dell’ambasciatore del Giappone in Germania, frequenta una scuola di pittura, è tutti i giorni a contatto con diplomatici e politici. Un angelo, a vederla, in realtà un demonio. Sottilissimo. Si insinua nella vita di una giovane coppia, Heinz e Louise von Hollendorf, di buona razza e di grande posizione sociale (lui è un alto funzionario al Ministero degli Esteri). Prima seduce lei, invischiandola in una passione addirittura furiosa, poi seduce lui, mettendo all’inizio i due l’uno contro l’altro con la gelosia, quindi placandoli in un rapporto a tre in cui nessuno, data la sua continua capacità di mentire e di tradire, riesce a capire mai chi sia il preferito, fino a un suicidio collettivo che, lasciando però in vita Louise, può farle pensare, con gelosia rinnovata an­che se postuma, che il preferito fosse Heinz, insieme al quale Mitsuko aveva voluto compiere da sola l’ultimo viaggio. Quell’angelo demonio Liliana Ca­vani lo ha trascritto con molta finezza, andando a fondo nella sua psicologia irta di enigmi e conducendo avanti il suo incontro-scontro con gli altri due, mettendo in vellutata evidenza il suo ruolo di perfido ma segretissimo car­nefice i cui moventi, visti solo dalle sue vittime, attraverso i suoi gesti, non sono mai chiariti del tutto, rimanendo – co­me spesso i personaggi di Tanizaki – confinati in limbi misteriosi, all’insegna soprattutto dell’ambiguità. Questa am­biguità – nelle intenzioni, nei sentimenti, nelle stesse reazioni – è, sul piano del racconto, il segno più rappresentativo del film e forse anche il suo merito».
Gian Luigi Rondi,
«Il Tempo», 31 ottobre 1985

imilleocchi newsletter

Tieniti aggiornato sulle nostre ultime novità!

Condividi contenuti

Privacy Policy per i visitatori del sito

Secondo quanto previsto dalla Legge 124/2017, l'Associazione Anno uno rende pubblici online gli importi di natura pubblica ricevuti nel 2018.