Cavani Liliana
Nata a Carpi il 12 gennaio 1933, si laurea in Lettere Antiche presso l’Università di Bologna; decide poi di intraprendere la strada del mondo dello spettacolo frequentando il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove si diploma in regia con i corti Incontro notturno (1961) e L’evento. La battaglia (1962) che affrontano il tema della discriminazione. Vince un concorso in Rai e realizza una serie di documentari tematici (fra gli altri, La storia del Terzo Reich, L’età di Stalin, La casa in Italia, Philippe Pétain: processo a Vichy − Leone di San Marco alla Mostra del cinema di Venezia come miglior documentario –, La donna nella Resistenza, Gesù mio fratello e Il giorno della pace). Il 1966 è l’anno del debutto sul grande schermo con Francesco d’Assisi, che narra senza faziosità della vita del santo; la pellicola, presentata e applaudita a Venezia, uscirà però nelle sale solamente tre anni dopo.
Biografico è anche il successivo Galileo (1968) in cui affronta la storia dell’astronomo italiano processato per eresia e in cui rappresenta efficacemente la difficoltà dell’uomo di far valere il proprio pensiero. Con I cannibali (1969) la regista fornisce una lettura moderna dell’Antigone di Sofocle; il pubblico però non risponde adeguatamente e la Cavani torna a lavorare in Rai. Gira alcuni documentari e, sempre per la televisione, la storia di una donna ospite in una struttura psichiatrica ne L’ospite (1971), dove attraverso l’analisi del sistema sanitario emerge la volontà di denudare la società contemporanea, e Milarepa (1974), dove viene invece analizzata la filosofia buddista e il significato dell’iniziazione alla conoscenza. Il 1974 è anche l’anno de Il portiere di notte che, mettendo a fuoco il rapporto di amore-odio tra un gerarca nazista e una ragazza ebrea, dà notorietà internazionale alla regista, non tanto per la violenza e l’erotismo di alcune scene, quanto perché il film è calato nel contesto delicato dei lager. Tre anni dopo segue Al di là del bene e del male (1977), con al centro un’altra relazione burrascosa, quella tra Friedrich Nietzsche e Lou Salomé. La Napoli post-sbarco statunitense è la protagonista de La pelle (1981), trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Curzio Malaparte, con interprete quel Marcello Mastroianni che torna anche nel successivo Oltre la porta (1982), storia di un rapporto incestuoso tra un padre e una figlia. Con Interno berlinese (1985), tratto dal romanzo La croce buddista di Tanizaki, ancora una volta lo sguardo della Cavani è rivolto a un rapporto d’amore, questa volta tra due donne nella Berlino degli anni Trenta. Nel 1989 ritorna a occuparsi del santo di Assisi con Francesco, con un ispirato Mickey Rourke. La realtà dei sordomuti è l’argomento di Dove siete? Io sono qui (1993), presentato a Venezia. Nominata consigliere di amministrazione in Rai, torna alla regia nel 2002 quando porta sullo schermo il romanzo di Patricia Highsmith Il gioco di Ripley. Nel 2005 cura infine la regia del televisivo De Gasperi. L’uomo della speranza, incentrato sulla vita dello statista democristiano. Oltre al cinema e alla televisione, Liliana Cavani si è dedicata anche al teatro, dirigendo numerose opere liriche per il Maggio Musicale Fiorentino e il Ravenna Festival, oltre che per teatri come l’Opéra di Parigi e La Scala di Milano, cimentandosi con La Traviata e Un ballo in maschera in occasione delle celebrazioni per il centenario di Giuseppe Verdi.
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Biografico è anche il successivo Galileo (1968) in cui affronta la storia dell’astronomo italiano processato per eresia e in cui rappresenta efficacemente la difficoltà dell’uomo di far valere il proprio pensiero. Con I cannibali (1969) la regista fornisce una lettura moderna dell’Antigone di Sofocle; il pubblico però non risponde adeguatamente e la Cavani torna a lavorare in Rai. Gira alcuni documentari e, sempre per la televisione, la storia di una donna ospite in una struttura psichiatrica ne L’ospite (1971), dove attraverso l’analisi del sistema sanitario emerge la volontà di denudare la società contemporanea, e Milarepa (1974), dove viene invece analizzata la filosofia buddista e il significato dell’iniziazione alla conoscenza. Il 1974 è anche l’anno de Il portiere di notte che, mettendo a fuoco il rapporto di amore-odio tra un gerarca nazista e una ragazza ebrea, dà notorietà internazionale alla regista, non tanto per la violenza e l’erotismo di alcune scene, quanto perché il film è calato nel contesto delicato dei lager. Tre anni dopo segue Al di là del bene e del male (1977), con al centro un’altra relazione burrascosa, quella tra Friedrich Nietzsche e Lou Salomé. La Napoli post-sbarco statunitense è la protagonista de La pelle (1981), trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Curzio Malaparte, con interprete quel Marcello Mastroianni che torna anche nel successivo Oltre la porta (1982), storia di un rapporto incestuoso tra un padre e una figlia. Con Interno berlinese (1985), tratto dal romanzo La croce buddista di Tanizaki, ancora una volta lo sguardo della Cavani è rivolto a un rapporto d’amore, questa volta tra due donne nella Berlino degli anni Trenta. Nel 1989 ritorna a occuparsi del santo di Assisi con Francesco, con un ispirato Mickey Rourke. La realtà dei sordomuti è l’argomento di Dove siete? Io sono qui (1993), presentato a Venezia. Nominata consigliere di amministrazione in Rai, torna alla regia nel 2002 quando porta sullo schermo il romanzo di Patricia Highsmith Il gioco di Ripley. Nel 2005 cura infine la regia del televisivo De Gasperi. L’uomo della speranza, incentrato sulla vita dello statista democristiano. Oltre al cinema e alla televisione, Liliana Cavani si è dedicata anche al teatro, dirigendo numerose opere liriche per il Maggio Musicale Fiorentino e il Ravenna Festival, oltre che per teatri come l’Opéra di Parigi e La Scala di Milano, cimentandosi con La Traviata e Un ballo in maschera in occasione delle celebrazioni per il centenario di Giuseppe Verdi.
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