Anticipazioni festival 2010
Per un festival che ha il chiodo fisso del work in progress, fa piacere che l'anteprima alla Sala Trevi si rinnovi dopo la felice esperienza dell'anno scorso. Coerentemente con l'idea numero uno di I mille occhi, contraddire la presunta "attualità", il pregiudizio che solo il cinema del giorno prima arrivi da contemporaneo agli spettatori di oggi, la collaborazione con l'officina cinetecaria è fondamentale. Questo Festival del cinema e delle arti, realizzato dall'Associazione Anno uno con la direzione di Sergio Grmek Germani, era nato nove anni fa con la partnership della Cineteca del Friuli. Nel crescente rafforzamento di sinergie con molte cineteche italiane ed estere, il rapporto con la Cineteca Nazionale è ormai un perno, e passa anche attraverso progetti di ricerche e restauri, di cui il festival vuole rendersi una reinvenzione di visioni. La pluralità che è contenuta nel nome stesso del festival è per noi rivolta anche a una pluralità di territori: sono molti i tipi di cinema e gli autori amati, nella convinzione che ciò non sia "eclettismo" bensì quell'imporsi del reale sull'immagine che Rossellini ci ha insegnato. Il suo nome è, con Dreyer, Straub-Huillet, McCarey..., tra le presenze che ritornano nei nostri programmi, incontrandosi in "convergenze parallele" con i grandi minori di cui il cinema italiano deborda. Il programma della IX edizione conterrà omaggi, talvolta ideati in collaborazione con altre iniziative, che vanno da Giorgio Bianchi (di cui abbiamo incoraggiato la ristampa di una rarità con la "geniniana" Marta Toren, nostra icona di quest'anno) a Brunello Rondi. Fuori dall'Italia si proseguiranno gli omaggi a Schroeter e Baratier, che avevano onorato il festival con la loro presenza e dei quali ricorderemo la recente scomparsa (come anche quella di Rohmer). Ci si rioccuperà di Papatakis e Autant-Lara, e si avvierà invece l'attenzione verso Thomas Harlan, Alain Cuny, Marc Scialom e altri cosiddetti "marginali". S'inaugurerà anche un pluriennale viaggio attraverso le rarità del cinema tedesco-federale, curato da Olaf Möller e naturalmente intitolato Germania anno zero.
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