Visconti Luchino
1906-1976
Di famiglia aristocratica milanese, si avvicina al cinema in Francia, accanto a Jean Renoir e al suo entourage composto da membri del Partito Comunista Francese. Questa combinazione tra educazione aristocratica e marxismo, si ripresenta anche al suo ritorno in Italia quando entra in contatto con l’antifascismo dei redattori della rivista «Cinema».
Questi precedenti, insieme all’aspirazione a recuperare gli insegnamenti del verismo – Verga in particolare – spiegano l’apparizione nel 1943 del primo film di Visconti, Ossessione, destinato a rivoluzionare l’intero cinema italiano e ad aprire la strada al Neorealismo, sebbene Visconti abbia avuto scarsi rapporti col movimento, di cui condivise le intenzioni teoriche, concretizzandole però in forme stilistiche e moduli espressivi personali, in cui i grandi narratori realisti dell’Ottocento – Stendhal, Balzac, Dostoewskij – fino a Proust e a Mann, costituivano la fonte d’ispirazione privilegiata.
La terra trema (1948), liberamente ispirato a I Malavoglia di Verga, rappresenta la prova maggiormente realistica di Visconti. Bellissima (1951) è basato su una sceneggiatura di Zavattini e presenta come interprete Anna Magnani, nel ruolo di una mamma che sogna per la figlia un avvenire nel mondo del cinema, mentre scopre invece che questo è fatto di falsità e corruzione. Col successivo Senso (1954), tratto da una novella di Camillo Boito, Visconti si libera del neorealismo per dare sfogo alle proprie esigenze visive e intellettuali. Notti bianche (1957) chiarisce ulteriormente questa seconda fase del regista, caratterizzata da un’attenta analisi dell’animo umano, in questo caso quello di un insignificante borghese che vive un’illusione amorosa.
È Dostoevskij ad ispirarlo per Rocco e i suoi fratelli, film che realizzerà nel 1960.
Nel 1963, Visconti torna in Sicilia per adattare Il Gattopardo di Tomasi da Lampedusa, per concentrarsi sul momento che conduce al declino una nobile famiglia.
Nel 1969 Visconti inizia la trilogia tedesca nella quale indaga le contraddizioni che hanno lacerato la psicologia teutonica e trova comuni esiti nelle sconfitte che si abbattono sui suoi personaggi: La caduta degli dei (1969), Morte a Venezia (1971), Ludwig (1973).
Coming from an aristocratic Milanese family, Visconti first approached film while in France, at the side of Jean Renoir and his entourage composed of members of the French Communist Party. This combination of aristocratic education and Marxism, presented itself again after his return to Italy when he came into contact with the antifascist editors of the journal “Cinema.” These precedents, together with his aspiration to regain the lessons of Realism – Verga, in particular – explain the appearance of Visconti’s first film in 1943, Ossessione, destined to revolution Italian cinema and to open the path to Neorealism, even though Visconti would hardly have any relationship with the movement, with whom he shared theoretical aims, accomplishing them, however, in a stylistic form and with personal and expressive models, whose privileged inspiration derived from the great realist narrators of the 19th century – Stendhal, Balzac, Dostoyevsky – up until Proust and Mann. La terra trema (1948), loosely inspired by Verga’s “I Malavoglia,” represents Visconti’s most realistic attempt. Bellissima (1951) was based on a script by Zavattini and introduces the actress Anna Magnani, playing the role of a mother that dreams for her daughter to have a future in the world of cinema, only to discover that this world is founded upon lies and corruption. With his next film Senso (1954), based on a novel by Camillo Boito, Visconti freed himself from Neorealism to give vent to his own visual and intellectual demands. Notti bianche (1957) further clarified this second phase of the director, characterized by a rigorous analysis of the human soul, in this case that of an insignificant bourgeois, living in amorous illusion. Dostoyevsky inspired Visconti’s next film, Rocco e i suoi fratelli (1960). In 1963, Visconti returned to Sicily to adapt Tomasi da Lampedusa’s Il Gattopardo, concentrating on the moment that precipitated the decline of a noble family. In 1969 Visconti initiated his German trilogy in which he investigated the contradictions that ripped apart the Teutonic psychology and found similar outcomes in the failures that eat away at his own characters: La caduta degli dei (1969), Morte a Venezia (1971), Ludwig (1973).
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