EVENTO UNICO STASERA AI MILLE OCCHI: L'OLMI RITROVATO
Evento unico stasera ai Mille Occhi: alle 20.45 la proiezione del ritrovato Il tentato suicidio nell'adolescenza (T.S. giovanile). Un film che segna la sconfitta della psichiatria prebasagliana rispetto ai conflitti dell'amore e gli impulsi di morte. Il film è stato ritrovato dalla Fondazione Micheletti di Brescia, uno degli archivi fondamentali per la storia del 900, che ha voluto, come seconda proiezione assoluta del film dopo quella nella città natale di Basaglia alla recente Mostra del Cinema di Venezia, quella nella città in cui Basaglia più radicalmente operò, Trieste. Ne testimonierà Michele Zanetti, ora presidente dell'Associazione Anno uno, che introdurrà la proiezione insieme agli archivisti della fondazione Stefano Guerrini e René Capovin.
Il dittico di questo martedì dei Mille Occhi che si costituisce tra vedete, sono uno di voi e il riemerso documento sessantottesco, dopo il precedente pari capolavoro torneranno i prati, pone Olmi tra i cineasti indispensabili, afferma il direttore Sergio M. Grmek Germani, sottolineando come questa opera faccia saltare il controllo della psichiatria classica sulle vicende dei corpi mortali, e faccia esplodere nel suo montaggio tutto il fiorire di volti, espressioni, sguardi dell'intero cinema del cineasta, corti e lunghi, per la sala o televisivi.
Pubblichiamo di seguito tutto lo scritto di Tatti Sanguineti sul ritrovamento del capolavoro di Olmi.
T.S. di Ermanno Olmi di Tatti Sanguineti - Il tentato suicidio nell'adolescenza (T.S. Giovanile) - Dichiarazione di Pier Paolo Poggio - Direttore Musil e Fondazione Micheletti
Il ritrovamento del filmato di Ermanno Olmi su "Il tentato suicidio nell'adolescenza" (1968) nel fondo Cinestabilimento f.lli Donato, acquisito dalla Fondazione Micheletti nei primi anni '90, e ora nella disponibilità del Musil (Museo dell'industria e del lavoro) di Brescia, sembra il frutto di misteriose congiunzioni. Ermanno Olmi è stato vicino a tutta la fase di realizzazione del Musil (articolato su quattro sedi, di cui tre funzionanti e una in costruzione). Ha seguito con particolare interesse il completamento e l'avvio della sede di Cedegolo - Valle Caminica, dedicata all'energia idroelettrica, dove si può avere un'idea del suo lavoro, ad un tempo documentario e poetico, svolto in gioventù per la Edison. Lo stesso museo, in uno splendido edificio industriale di inizi '900, contiene reperti e memorie che si riallacciano direttamente al suo primo film a soggetto "Il tempo si è fermato" (1959), girato negli impianti in quota della Valle. D'altro canto, apprezzando il lavoro che da tempo stiamo conducendo sul mondo contadino, ha voluto coinvolgersi direttamente in "Terra Madre" (2009). Anche il documentario del '68, ritrovato da Maurizio Orsola dell'Istituto Luce con la collaborazione del nostro Stefano Guerrini, oltre al significato in sé come piccolo tassello della filmografia di un grande autore, si inserisce perfettamente in un insieme di iniziative che stiamo varando per una rivisitazione storico critica degli anni della contestazione. Sapendo che non potremo mai ricambiarti adeguatamente, permettici almeno di dire pubblicamente: Grazie Ermanno.
Pier Paolo Poggio -Direttore Musil e Fondazione Micheletti
Come ha dichiarato il Direttore del Musil di Brescia, Ermanno Olmi non è stato soltanto il cineasta italiano che in assoluto più si è occupato di cinema industriale girando almeno 40 film in diverse fasi della carriera, fra la metà del '50 fino al '68, ma ha addirittura contribuito alla edificazione di musei del lavoro nella Valle della nascita dell'energia idroelettrica e nella Valle delle armi di fuoco.
Il tentato suicidio nell'adolescenza (T.S. Giovanile) - Una nota di Tatti Sanguineti
I fratelli Donato (Via Mussi, Milano) possedevano il solo laboratorio di sviluppo e stampa operante in Italia a nord di Roma dopo la chiusura della Ferrania nella seconda metà degli anni '50. Il loro fondo è depositato presso il Musil - Museo dell'industria e del lavoro, della Fondazione Micheletti. Attualmente, il fondo consta di 1200 scatole.
In questo magazzino bresciano, un archivista dell'Istituto Luce, in missione per conto della sua azienza, Maurizio Orsola, coadiuvato dall'archivista del Musil Stefano Guerrini, ha recentissimamente ritrovato qualcosa di importante ed assolutamente inaspettato. Un'operazione portata a termine da una élite di archivisti "fiutaroli" (Totò) e che, parafrasando una celebre definizione di Enzo Ungari, potremmo chiamare "mangiatori di scatole". Coloro a cui l'età della ruggine o i graffiti sulla latta rivelano segreti sconosciuti a maneggiatori casuali di quelle scatole medesime. Coloro che sanno intuire che sotto a una pecetta assolutamente neutrale come "L'Arabia" può celarsi un titolo assonante di Pasolini (e Guareschi). Coloro che con una sola occhiata capiscono se un negativo è mai stato sviluppato. Coloro che conoscono cosette che la maggior parte dei critici scriventi o parlanti, si sognano.
Poiché, come dimostra il progetto "Italia Taglia" (progetto di cui alcuni profughi seguono questo ritrovamento), i film non si perdono (quasi) mai per caso, qualcosa deve aver acceso un flash a Orsola e Guerrini. Questo qualcosa è evidentemente l'enigmatica sigla, T.S., riportata su quattro scatole non accatastate sul medesimo scaffale. T.S.? Alla faccia della brevità.
Ritrovata la prima delle quattro scatole da trecento metri del T.S., il mistero della sigla è stato svelato al lentino T.S.: giovanile / "Tentato suicidio nell'adolescenza". S sta per suicidio. Parola certamente non consentita, virale, capace di "irretire". Il titolo, né criptato, né in extenso, compare in alcune filmografia di Ermanno Olmi, nemmeno nella chilometrica stampata delle Teche Rai, né negli omaggi a Olmi di Ciro Giorgini, di "Vent'anni prima" di Rai Tre.
Il cortometraggio sembra collocabile dopo "La cotta", ai margini della serie "Racconti di amori giovani". Una specie di spin-off, finito con una lavanda gastrica anziché con un bacio.
Il documentario ritrovato appartiene ad una fase pioneristica, inaugurata nel 1962, della psichiatria italiana e testimonia dell'installamento di un nucleo psichiatrico così detto d'urgenza, all'interno di un ospedale "generale" quale il policlinico di Milano. Era stata una decisione voluta in prima persona dal più noto psichiatra italiano dell'epoca, il dottor Carlo Lorenzo Cazzullo, il quale appare con il suo staff nel film di Olmi. La più giovane allieva dello staff, rintracciata per telefono, ha confermato che il film non fu proiettato né visto mai.
Produttore del corto, scarno ed essenziale, verista, milanese, sociale, scientifico e industriale figura Rino (Gaspare) Palumbo, organizzatore notorio della terza o quarta fase del cinema di Olmi, dopo la Edison Volta, la 22 Dicembre di Alberto Soffiantini e Tullio Kezich e dopo l'esperimento di "E venne un uomo". Rintracciamo per telefono lo storico assistente ed erede di Palumbo, Sandro Calosci, si felicita del ritrovamento e conferma di aver esordito proprio con questo cortometraggio scomparso: ci informa che la protagonista non era una vera aspirante suicida. Dopo un inizio che è una specie di felicissima sintesi di tutto il miglior Olmi giovanile, prima che le porte dell'ambulanza si spalanchino, appare il marchio di una potentissima multinazionale farmaceutica con sede in Svizzera. Analogo logo appare nell'ultimo fotogramma del film: è la SANDOZ.
Fra il 1964 e il 1978 la Sandoz produsse una dozzina di mediometraggi diretti prevalentemente da Eric Duvivier. In quello stesso 1967 produsse un film sulla schizofrenia di cui questo cortometraggio di Olmi rappresenta l'esatto contrario Si tratta di "Le Horla" del franco-greco Jean Danile Pollet, con Laurent Terzieff. Solo a durata di poco superiore alla mezz'ora è simile. Il film francese è tratto da una novella di Guy de Maupassant, è letterario, gotico, d'autore, a colori, fantastique, celebrato anche con un leoncino veneziano. E finisce male, anziché bene, con un suicidio realizzato. Insomma un vero doppio del film ritrovato.
Vedere per credere.
Tatti Sanguineti - (Dal Pressbook per Venezia)
Questo ritrovamento non è avvenuto tramite le consuete filiere dei classici restaurati da Festival, né tramite il lavoro di almeno un paio di cineteche italiane che pure al Musil avevano bazzicato.
Purtroppo / per fortuna la 74esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografia di Venezia nella persona fisica - così sembrerebbe - del suo Direttore (lo Staff nega vigorosamente di essere stato informato) non ha creduto all'importanza e alla bellezza del filmettino. Ha relegato l'opera inedita di un Maestro di 86 anni in una sezione collaterale dedicata a esordienti o giovanissimi.
Anzi peggio. Lo ha paninsestato (palinsesto + panino) in una unica proiezione di un sandwich assassino con un film Fininvest - Valsecchi che mentre scriviamo è già andato in onda su Canale 5, facendo anche un torto alla Monicelliana Wilma l'Abate.
Lo scellerato "Paninsesto" lagunare ha confermato un antichissimo meccanismo promozionale in vigore almeno dai tempi de "La Dolce Vita": nulla promuove più di una bella censura. Il più costoso spottone non vale un modesto taglio.
Il film sul T.S. Adolescenziale per alcune misteriose congiunzioni (congenite allo stile e al linguaggio di Olmi) si sarebbe docilmente prestato a qualche suggestiva ricerca comparata di moviola, che si è d'altronde sempre liberi di fare.
Esempio: gli attoretti del primo rullo (8 minuti) carosellaro-giovanile prima dell'arrivo dell'ambulanza sponsorizzata al Policlinico sono "pizzicati" da altri corti adolescenziali di Olmi il quale per "coprire" la voce dei Dottori avrebbe così saccheggiato se stesso?
Fra essi compare addirittura Loredana Detto in Olmi come han creduto di ravvisare alcuni spettatori di giovedì 30 Agosto, Sala Perla Due?
È vero, come parrebbe, e come ci ha confermato per telefono Sandro Calosci che l'anonima protagonista aspirante suicida non era tale, ma solo una ragazzetta di strada degna di un piccolo piccolo "Chi l'ha visto"? Come si chiama?
Chi la (ri)conosce faccia un fischio
Il biennio 1967-1968 dovette essere orribile per Olmi. Poco prima dell' "infortunio" a "T.S. nell'adolescenza" c'era stato il film "Il prete della bassa" su Don Primo Mazzolari. Scritto con Corrado Staiano, fu una delle pagine più nere di tutta la storia della RAI. Non avevano gradito dei pretini che facevano il saluto fascista, avevano massacrato il film (assente nelle carte delle teche) e avevano addirittura impapocchiato con la falsa firma di un omonimo, tale Massimo Olmi. Una vicenda insabbiata, tutta da rispolverare, magari con l'aiuto delle teche medesime.
C'è, insomma, da capire ampiamente l'ex ragazzo della Bovisa che aveva allora appena varcato la soglia dei 35 "Il mezzo del cammin di nostra vita".
Se ha rimosso - dimenticato (personalmente non ci credo) questi due "incidenti" (non di automobile come accade al Signor de Vita, il pubblicitario protagonista del successivo lungometraggio di finzione, "Un certo giorno", 1969) o se invece semplicemente non gradisce parlarne in pubblico.
Secondo Marco Garzonio, il coautore del film sul Cardinale Martini, vale la seconda ipotesi. Se così fosse, abituati alle grandi bugie di Fellini, non ci scandalizzeremmo.
Comunque siano andate le cose, stiamo a "Il tentato suicidio nell'adolescenza".
Non è solo, caro Ermanno, un bellissimo film, ma è un tornate di non ritorno che ci spiega moltissimo sull'Olmi del 1968 e del dopo. Gli anni come lo storico del marxismo eretico Pier Paolo Poggio chiama "Gli anni della contestazione". Intanto abbandona il cinema industriale e si dedica solo a film di finzione o a pubblicità.
Brunetto del Vita (non Brunello, che è il fratello di Rombi o il brand di un vino) il protagonista del lungo successivo era un vero pubblicitario. Aspettiamo altri carteggi bresciani.
Olmi si cercò un altro santo protettore in RAI, naturalmente il più illuminato, il Conte vicentino Paolo di Valmarana prima, e il produttore veneziano Roberto Cicutto, dopo.
E mantenne inoltre l'amicizia con il più esperto dei critici dell'area triestina Tullio Kezich. Dopo Palumbo si tenne pure il suo allievo più bravo Sandro Calosci che gli metterà in piedi le Quattro Stagioni dell'Albero degli Zoccoli. Diventerà così sapiente e navigato da provare il desiderio di trasmettere i suoi saperi a dei giovani attorno a una moviola e a una cucina. Ma somatizzando e soffrendo sempre: più Olmi soffre, più il film ci guadagna.
Olmi supererà prove e malattie terribili, affiancato dai figli veri e dai suoi allievi. Procurando lavoro a mezzo altipiano. Perfino "torneranno i prati" va forse letto più come un film sul tumore che i nemici scavano nel ventre della Terra che come un film sulla Prima guerra mondiale.
Il film non morto sul suicidio adolescenziale si incardina su tre punti fermi di Olmi.
Il primo è "se parliamo in due, non si capisce più niente".
Il secondo è "in una narrazione il problema è trovare un linguaggio che racconta la storia e insieme libera il tempo".
Il terzo è "la libertà è un foglio bianco". In T.S. il foglio bianco è il camice di Cazzullo, del suo staff, della dottoressa Balestri. Rintracciata.
Corrado Staiano, il coautore del film su Don Mazzolari, scrisse nel 2004 su L'Unità
"La nostra idea di televisione era elementare: un sacco dove gettare dentro le immagini e il minor numero di parole possibili". Siccome in un film di commissione - commistione farmaceutica questo minor numero di parole possibili era comunque altissimo Olmi stacca le parole dei dottori della "psichiatria per bene" (come ha definito Natalia Aspesi) dalle avventure degli amici a costo di farli scendere da una seicento FIAT per farli salire su un bimotore (biplano da turismo (?)) per Forte dei Marmi.
"D'altre parte, per essere poi veri Dottori bisogna prima di tutto dimenticarsi di essere Dottore ma essere come il vicino di casa".
Marco Garzonio, Intervista a Ermanno Olmi - L'Ancora 2017. Pag. 4-8
E così, lasciati gli psichiatri d'urgenza, andiamo in casa degli antipsichiatri.
Diciamo pure che nel 2017 il dittico costituitosi tra vedete, sono uno di voi e il riemerso, sessantottesco Il tentato suicidio nell'adolescenza, dopo il precedente pari capolavoro torneranno i prati, pone Olmi tra i cineasti indispensabili. Tutti questi suoi film patono da una committenza istituzionale (che sia la Chiesa cattolica o il MIBACT nel centenario della grande guerra o la clinica psichiatrica della Sandoz) ma diventano outside the law. Il sempre ben azzardante Tatti Sanguineti presume che il film rimasto inedito nel 1968 abbia segnato una sorta di suicidio del "cineasta industriale", diventando quindi per noi oggi il ponte più giusto verso ciò che nel '68 non fu solo apparenza. E chi ritrova il film? La Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, uno degli archivi fondamentali per la storia del '900, che vara anche il bellissimo progetto Musil e accoglie con entusiasmo la proposta dei Mille Occhi che la seconda proiezione assoluta del film, dopo quella nella città natia di Basaglia, avvenga a Trieste. Perché quel film, più di Foucault, fa saltare il controllo della psichiatria classica sulle vicende dei corpi mortali, e fa esplodere nel suo montaggio tutto il fiorire di volti, espressioni, sguardi dell'intero cinema di Olmi, corti e lunghi, per la sala o televisivi. Il tentato suicidio nell'adolescenza che è nel reale e nel cinema trova qui il rovesciamento contro la morte che è più nel cinema che nel reale.
(Sergio M. Grmek Germani, dall'introduzione ai Mille Occhi 2017)
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