Il sabato dei Mille Occhi

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Saranno i documentari di Luciano Emmer ad aprire la seconda giornata del festeggiato I Mille Occhi, sabato 17 dalle 9.15: tratti dalla serie televisiva degli anni settanta "Io e..." - incentrata su personaggi della cultura e della società italiana che commentano opere d'arte o siti storici , verranno proiettati Guido Piovene e... il ‘Battesimo di Cristo' di Bellini e Goffredo Parise e...Piazza San Marco. A seguire verrà presentato Contare sulle proprie forze, di Mario Bernardo, un documentario sulla Cina maoista in cui, oltre a suggestive immagini girate a Pechino nel 1972, si seguono le fasi di collettivizzazione sperimentale che culmineranno nella Rivoluzione Culturale. La mattinata si conclude con Ciao Renato! di Paolo Luciani e Cristina Torelli, curatori della Raccolta Officina FilmClub che ritroveremo ospiti nella serata. È un omaggio alla figura e al lavoro di Renato Nicolini, celebre artefice delle Estati Romane e di altri eventi culturali nella capitale e non solo.

Il pomeriggio del sabato si contraddistingue per l'inaugurazione della sezione Beloved and Rejected (Amati e Rifiutati), curata da Olaf Möller ad ampliamento della retrospettiva da lui presentata al festival di Locarno. Il percorso si concentra sul tema più che mai urgente ed attuale dei migranti e degli esuli visto attraverso una selezione di film prodotti e realizzati nella Repubblica Federale Tedesca durante l'era Adenauer, tra il 1949 e il 1963 in significativo confronto con le attuali politiche dell'Europa comunitaria. "In realtà" aveva affermato Möller durante la conferenza stampa "ho dovuto pensare a qualcosa di speciale per questo festival, perché i film che hanno lasciato senza parole gli spettatori di Locarno erano già stati presentati ai Mille Occhi nelle scorse edizioni". Il critico sottolinea inoltre il significato di proiettare questi lungometraggi a Trieste in una città che ha storicamente vissuto tale realtà direttamente, e in un paese come l'Italia che è in prima linea in questo momento di crisi, o di speranza, dei rifugiati.

Appuntamento quindi alle 14.30 con Hertz der Welt di Harald Braun, la storia dell'inventore, nonché ideatore dell'omonimo premio, Alfred Nobel, narrata dal punto di vista della prima donna ad ottenere la prestigiosa onorificenza, Bertha von Suttner.

Nel tardo pomeriggio a partire dalle 18, la storica ospite e collaboratrice del festival Jackie Raynal presenta i sue due lavori sul cineasta sperimentale Jonas Mekas, Notes on Jonas Mekas e Reminiscences of Jonas Mekas: viene così accolta con successo dall'artista francese la sfida lanciata da André S. Labarthe per la serie Cinéastes de notre temps di fornire un ritratto del regista lituano (definito come il padrino del Cinema d'Avanguardia americano) che non sia già stato immortalato in uno dei suoi stessi film.

Spostandoci dal Teatro Miela alla Galleria Doubleroom incontriamo un'altro appuntamento tra I Mille Occhi e l'arte con l'inaugurazione di "Haiku circolari", una doppia personale dedicata alle recenti ricerche visive di Joni Zakonjšek e del regista Premio Anno uno Vlado Škafar. La mostra, a cura di Mila Lazić e Massimo Premuda in collaborazione con Jaruška Majovski, affiancherà a otto brevi "video haiku" tratti dalle recenti visioni del film Mama, i delicati acquerelli su carta della pittrice.

La serata è dedicata ad una delle meraviglie scelte dalla collezione di pellicole dell'Officina Film Club, dai suoi curatori con l'epocale film manifesto Anna di Grifi e Sarchielli, proiettato nella copia personale di quest'ultimo. Lungometraggio emblematico degli anni '70 sul sotto proletariato giovanile romano, Anna è un film corale di quasi quattro ore girate in video tape e poi riversato in pellicola a 16mm dallo stesso Griffi, particolare che lo rende non solo un importante rappresentante dell'avanguardia italiana ma anche uno dei grandi artigiani e tecnici del cinema.

In chiusura del sabato, il primo incontro con la cinematografia di Vlado Škafar e il suo Pod njihovo kožo - Sotto la loro pelle - Under their S.K.I.N., in cui l'artista sloveno è chiamato a documentare con una videocamera il processo creativo, del film di Iztok Kovač e Sašo Podgoršek "What Are you Going To Do When You Get Out Of Here", girato all'interno della miniera di Trbovlje.


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