Domenica a I Mille occhi
Già dalla mattina di domenica, alle ore 9.15, si potranno recuperare altri due film segreti del percorso Ti ritroverò. Trieste cuore di tenebra, entrambi ambientati durante il primo conflitto mondiale: si tratta di Trieste cantico d'amore (1954) di Max Calandri, dramma storico sentimentale con Vera Carmi, e l'ancor meno visto La campana di San Giusto (1954), realizzati dalla coppia di cineasti e umoristi Amendola e Mac (nomi d'arte di Mario Amendola e Ruggero Maccari). La doppia proiezione sarà seguita da un incontro con il genovese Maurizio Cabona, saggista, critico cinematografico e inviato di politica internazionale de Il Giornale, mentre la mattina si chiuderà con un secondo incontro, in compagnia del critico e storico del costume Franco Grattarola, autore insieme ad Andrea Napoli del volume enciclopedico sull'hard italiano di recente uscita, Luce rossa. La nascita e le prime fasi del cinema pornografico in Italia, di cui si parlerà in sua presenza.
Domenica pomeriggio, le proiezioni riprenderanno dalle ore 14.30 con un evento speciale, organizzato in collaborazione con il Goethe Institut di Trieste e pensato come parte del percorso monografico sul cinema della Prima Guerra Mondiale: si tratta dell'anteprima italiana del film di montaggio Nachrichten vom Grossen Krieg (2014) di Alexander Kluge, saggio di found-footage sull'incubo bellico. Al suo termine, il festival presenta un secondo titolo inedito dell'ultima stagione cinematografica, Emmaus (2013) dell'esordiente cagliaritana Claudia Marelli, autrice di un documentario intimo e inusuale. Il film, osservazione fisica e sensibile dell'omonima comunità terapeutica per tossicodipendenti di Iglesias, verrà proiettato alla presenza dell'autrice.
Si
potrà poi vedere, nel tardo pomeriggio, Amore
mio (1964),
ultima
opera
di
Raffaele Matarazzo, nel contesto dell'omaggio alla casa di produzione
Titanus Una
lupa dentro. Lo schermo rifrangente della Titanus,
sostanziale proseguimento della retrospettiva Titanus curata per il
festival di Locarno da Roberto Turigliatto e dal direttore dei Mille
Occhi Sergio
M. Germani,
che già in occasione della kermesse ticinese aveva avuto modo di
annoverare l'opera ultima di Matarazzo tra i massimi film della
storia del cinema italiano. Le proiezioni pomeridiane culmineranno
infine con Illibatezza,
mediometraggio
di Roberto
Rossellini
con Rosanna
Schiaffino,
che non si vedrà nella diffusa versione corta di 8' contenuta nel
film collettivo Ro.Go.Pa.G.
(1963), bensì
nella
versione integrale e di gran lunga meno vista di 33 minuti.
La
sera di domenica,
dalle ore
20.30,
vi sarà uno degli appuntamenti più importanti del percorso del
festival La
celluloide e il marmo,
il cui titolo è da intendersi come ideale tributo allo scritto
critico del cineasta Eric Rohmer, sulla capacità del cinema di
ricongiungersi a tutte le altre arti. In quest'occasione, I
Mille Occhi
sono infatti fieri di presentare il lungometraggio video Urla
mute (2002)
di
Alessandra Vanzi,
giornalista, attrice e regista teatrale che qui riflette e interpreta
alcune emblematiche ferite femminili in co-regia con Alberto
Grifi,
di cui fu compagna nei suoi ultimi anni. Il film verrà proposto in
anteprima assoluta su schermo, nella sua versione integrale in
quattro parti, e con interventi dal vivo dell'autrice, attesissima
ospite del festival. In tarda serata, Dans
la tranchée (1917),
un
altro breve film di Luca
Comerio
(dopo i quattro già visti nei due giorni precedenti) girato nelle
trincee della Prima Guerra Mondiale, servirà ad introdurre uno dei
capolavori riscoperti dai Mille Occhi 2014 e dal curatore Fulvio
Baglivi -
Flashback
(1968)
di Raffaele
Andreassi,
anomalo psicodramma della memoria, sceneggiato con il critico
triestino Callisto
Cosulich
e ambientato nei luoghi e negli anni della lotta partigiana. A ideale
chiusura di questo percorso giornaliero, e nuovamente legato a doppio
filo con il percorso del festival Massa
e potere. La distanza del cinema dall'inutile strage,
si proietterà nella notte il mediometraggio televisivo La
trincea (1961)
di Vittorio
Cottafavi,
dramma bellico "in studio" sceneggiato dallo scrittore
cagliaritano Giuseppe
Dessì.
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