Anteprima
Carissimi amici de I Mille occhi,
manca un mese all'inizio dell'undicesima edizione del festival che quest'anno si terrà al Cinema Ariston di Trieste dal 14 al 20 settembre con l'anteprima a Roma, Cinema Trevi - Cineteca Nazionale, nei giorni 11 e 12 settembre.
Vi presentiamo un primo accenno al programma per percorsi dell'edizione 2012 Lettera da una sconosciuta. Si noterà come, più ancora dell'anno scorso, questo si ampli ai "fuori campo" di film perduti, progetti non realizzati e altro, che, come sempre avviene nel cinema, s'intrecciano con ciò che è in campo. Quindi - lo dico per chi potrebbe sentirsi intimidito o spaventato dalle dimensioni del programma - varie entries sono (purtroppo) improiettabili, ma mi è sembrato giusto intrecciarle nella forma del programma con quanto potrà essere proiettato.
Tra questi film improiettabili abbiamo dovuto scoprire proprio due giorni fa (con notizia arrivataci quasi beffardamente insieme a quella del salvataggio della Cineteca Nazionale) che l'unica copia esistente di I cavalieri dell'illusione di Ulmer, conservata appunto dalla CN, è in uno stato di conservazione forse irrecuperabile per il grado della sindrome acetica, e pare comunque improiettabile senza mettere a rischio l'unico materiale esistente del film.
Che dire? Se non che "i cavalieri dell'illusione" sembra la chiosa perfetta alle nostre imprese, che come quelle dei cavalieri, da Ariosto a Cervantes a Dumas e Féval, vedono troppi oggetti del desiderio da salvare.
Un'altra esemplare chiosa ci giunge quest'anno dalla personale Zurlini, che si è in qualche modo impadronita del programma (senza nulla togliere ma anzi intrecciandosi col resto). E' un ennesimo paradosso che quella che ancora qualche anno fa sarebbe stata una realizzazione contesa ai massimi livelli (l'omaggio a un grande autore italiano nel trentennale della morte) è rimasta affidata in esclusiva ai Mille occhi e a Fuori orario. E pur trattandosi della più ampia retrospettiva del regista mai realizzata, noi ci rifiutiamo di chiamarla retrospettiva, perché vuole essere visione odierna in diretta di un cinema spesso onorato ma di cui oggi per la prima volta ci raggiunge un'URGENZA. Tutt'altro che autore "concluso", come talvolta lui stesso si accaniva ad apparire quasi a ogni inquadratura, oggi ci arriva con la forza di una passione non mediabile, che in nemmeno un'inquadratura ha barato con se stesso e gli spettatori. Autore di un accanito confronto dell'amore con la morte, a cui l'assenza di fari dreyeriani e mcareyani, o di flagranze rosselliniane e minnelliane, dà oggi una tensione talvolta insostenibile (l'amico Lancia per esempio si rifiuta di rivedere Cronaca familiare). Il suo cinema "somiglia" talvolta a quanto più amiamo nel cinema ma devia verso un impulso individuale irripetibile.
Siamo lieti che le proiezioni dei due film che più ama saranno introdotte da Paul Vecchiali, che considera Zurlini il maggior regista italiano.
Io però francamente vorrei che a ogni proiezione (prima, durante, dopo) scattassero dichiarazioni d'amore, di chiunque ne senta l'impulso, verso qualsiasi oggetto gli appaia indispensabile. Ecco perché non sarà una retrospettiva, pur cercando di contenerne la completezza.
Siamo lieti di aggiungervi il film di Adolfo Conti su Zurlini che ci arriverà da una marginale sezione veneziana: film forse troppo mimetico verso una supposta estetica zurliniana ma tuttavia sincero e degno di accompagnare l'omaggio.
Curiosamente la Mostra di Venezia conterrà quest'anno, poco prima dei Mille occhi, anche altri film che riguardano direttamente il nostro festival: un cortometraggio di finzione su Giuseppe Fava, al quale dedichiamo un altro tassello importante del programma (realizzato con Fuori orario e Nomadica), e che per noi prosegue anche gli incontri con Schroeter; un film di Marco Segato su Piero Tortolina, che vedremo tra qualche giorno per un'ipotetica ripresa a Trieste; e un film dell'amico Bertrand Mandico, con cui abbiamo condiviso vari omaggi (da Borowczyk a Katya Golubeva).
Come si vede continuano ad arrivarci proposte aggiuntive. Tra queste, stiamo anche valutando di inserire nel festival un incontro sui festival ancora non omologati dalla temperie dominante. Vediamo se ci riusciamo, coinvolgendo (anche compatibilmente con un budget da pezzenti) qualche altro ospite. In ogni caso ogni tassello del festival, senza essere (speriamo) mai autoreferenziale - perché Rossellini c'insegna ad allontanarci sempre da noi stessi - sarà auspicabilmente anche la cronaca di ciò che siamo o vorremmo essere. Qualcun altro temerebbe di sfidare maledizioni come quelle dei "progetti non realizzati" di cui s'è intriso il cinema di Zurlini: per noi si tratta di una sfida a non barare di cui prendere il testimone. Solo così il piccolo cabotaggio quotidiano cui ci sottopone, con perfetto spirito bipartisan, l'universo della politica (economia) dominante, può valere la pena di essere sfidato oltre il piccolo interesse di ribadire la propria ragion d'essere.
Concludo, senza dilungarmi e rinviando al programma, con la sintetica sottolineatura di alcuni punti non toccati sinora in questo messaggio, cioè: il cambio di sala; la rinnovata anteprima a Roma nella sala della Cineteca Nazionale, main partner del festival con la Cineteca del Friuli; l'omaggio-incipit a Dwoskin; il terzo tassello (molto particolare e giocato con Olaf - ma anche con enrico - sulle passioni più segrete) della rassegna tedesca; il primo tassello dell'Expanded Dreyer (con copie rare da Gemona); il ricordo della cineasta amica Breda Beban; l'omaggio a Lia Franca con la Ripley (con un provocatorio incontro sull'idea di rinascita nel cinema italiano); e, last but not least, il premio a Marc Scialom, già con noi l'anno scorso, diventato amico del festival e di cui in coincidenza con l'uscita del nuovo film (ottusamente ignorato dai festival maggiori) le amiche edizioni Artdigiland pubblicheranno anche un libro in collaborazione col festival. Infine (rasentando il noioso discorso economico) non possiamo non rilevare il piccolo miracolo di aver ottenuto, in aggiunta ai sostegni ridotti degli enti pubblici, un contributo riequilibrante della Fondazione Casali, davvero benefica come da suo nome.
Il direttore
Sergio Mattiassich Germani
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