Triptih Agate Schwarzkobler
Soggetto: dal romanzo di Rudi Šeligo; sceneggiatura: M. Klopčič, con la collaborazione di
R. Šeligo; fotografia: Tomislav Pinter; musica: Lojze Lelič; interpreti: Nataša Barbara Gračner, Judita Zidar, Maruša Oblak, Barbara Cerar, Polde Bibič, Anton Petje, e brani da Sedmina (1969) di Klopčič con Snežana Nikšić; produzione: Franci Zajc per Arsmedia/RTV Slovenije; origine: Slovenia, 1997; formato: 16mm, col; durata: 80'.
Prima copia 35 mm (da 16mm) depositata a La Cineteca del Friuli, restaurata dalla stessa con Slovenska kinoteka, con la collaborazione di Arhiv Republike Slovenija - Slovenski filmski arhiv,
Ministrstvo za kulturo Republike Slovenije, RTV Slovenije, Arsmedia.
Serata inaugurale in anteprima mondiale alla presenza della vedova del regista Anamarija Klopčič, della figlia Ana Rahela Klopčič e della protagonista del film Nataša Barbara Gračner.
Klopčič sapeva di aver realizzato con questo film un capolavoro (ce ne testimonia anche Lorenzo Codelli che lo vide col regista, appena finito, nella proiezione da 16mm doppia banda alla Viba film di Lubiana: rara proiezione su pellicola in un formato poco diffondibile, con la speranza dell'autore di trasferirlo in una copia 35mm, desiderio che si realizza solo oggi, dopo che per anni la limitata circolazione del film avveniva o per trasmissione televisiva o in videoproiezione), e quando alcuni anni dopo realizzò il suo ultimo lungometraggio Ljubljana je ljubljena lo dedicò allo scrittore Šeligo e vi riprese le due attrici Gračner e Cerar. I due film sono molto legati, ma lo sono anche con altri nell'opera dell'autore: Sedmina di cui si riprendono brani (in qualche modo il primo film autunnale del regista ancora giovane, dopo i tesamente
giovanili Zgodba, ki je ni in Na papirnatih avionih), il Cvetje v jeseni ispirato all'Ivan Tavčar narratore "autunnale", alcuni personaggio di Agata Schwarzkobler in Visoška kronika si è ispirato Šeligo; e, per la costruzione del titolo, Vdovstvo Karoline Zašler. Tutti film, come anche altri del regista (Strah con il ruolo di prostituta "mulatta" Neda Spasojević, già crna devojka in un film serbo) segnati da splendide presenze femminili. Triptih in ciò è una punta indubbia: Nataša Barbara sguardo e corpo di rara flagranza, che ci si rivolge (anche nel finale) guardandoci dallo schermo, e che il regista guarda nelle sue sinuose forme carnali... figura di strega dreyeriana (ma già Tavčar la vide così) che attraversa tutta la storia del socialismo
jugoslavo e del postsocialismo sloveno evocante pathos nazionali di cui - ci dice il regista - solo quella presenza di corpo è un dato reale (e non certo nel senso in cui si parlava di "socialismo
reale")... Nataša Barbara nelle scenografie di un ufficio burocratico con ritratti di Prešeren e di Tito alle pareti, in dialogo con due colleghe (Judita Zidar, Maruša Oblak) e con superiori maschili, prima di arrivare alle scene a due con Barbara Cerar, intensamente erotiche
senza necessità di esplicitarlo perché è la compresenza in campo delle due "mattatrici" a renderle tali. E come in altri film, se il corpo femminile sfida le ferite (si pensi al martoriarsi della
Cerar in Ljubljana je ljubljena), quello maschile è sfidato da un destino di mostruosità, che in questo film il grande Bibič assume sul corpo come in uno dei tardi capolavori di Terence Fisher.
Nell'ultimo lungometraggio il personaggio di Bibič si chiamerà Martin Krpan, toccando con Fran Levstik un altro mito letterario nazionale reinventato. Ricordo che Klopčič insegnante di cinema seppe anche riconoscere in Oda Prešernu di Martin Srebotnjak un film raramente «autentico» (così lo definì) del nuovo cinema sloveno. Prešeren, Levstik, Tavčar, visti attraverso Šeligo e il pathos del proprio cinema: Klopčič ci si rivela l'Oliveira della slovenità, e come per il lusiade anche per lui le presenze femminili contemplate dal cinema sono creature che trascendono
fedi (lo sfondo di iconografia cattolica nell'ultimo lungometraggio), nazionalità (presenze di attrici serbe in vari suoi film) e regimi politici e sociali. Un cineasta oltre le età, di cui il cinema sloveno (e non solo sloveno) di oggi ha bisogno come non mai.
(s.g.g.)
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