Senza mostra
Origine: Francia, 2011; formato: video digitale; col; durata: 10'.
Copia DigiBeta da autore.
«Se mi esprimessi alla maniera di Godard, che fa sì che le idee si fondono in poche parole direi che montaggio mi ricorda inevitabilmente catena di montaggio, e dunque forse il rifiuto della parola è dovuto a ciò che implica a livello di raccordo. Perché montare un film comunemente significa raccordare, mentre per me nel raccordo si perde l'immagine. Ora, del montaggio possiamo anche dire che è l'accostamento delle immagini, e il fatto che esse si posizionino dove loro piace, che si reggano insieme perché stanno bene là dove si trovano. Ed è vero naturalmente che in qualsiasi modo esse si posizionino ce ne sarà una che precede e un'altra che segue. Quel che rifiuto nella parola montaggio è l'atto volontario che consiste nel legare, ri-legare e dunque raccordare delle immagini per dire qualcosa, per conferire loro, bloccandole, una significanza, in ogni caso perché l'immagine significhi quel che si vuol dire. L'immagine non può essere domata in questo modo. [...] Non mi piace, non mi conviene potrei dire, che si faccia una tale differenza tra ciò che oggi viene fatto in film su pellicola e ciò che viene fatto in video digitale. Naturalmente vedo la differenza, non fosse che a livello di luce, il che è evidentemente fondamentale, ma per me la differenza determinante è la durata delle inquadrature, che è senza limite, mentre - senza parlare del 35 o 16mm - per me la pellicola era la piccola cartuccia Super8 di soli due minuti e mezzo, che costituiva una specie di unità, di mattone, mi piaceva dire un tatami, a partire dal quale si poteva edificare il film. Dunque il video è completamente differente a livello di durata, ma per il resto non ho mai utilizzato gli artifici resi possibili da esso, il trattamento dell'immagine. Straub di recente ha fatto dei grandi film in video».
in R. Turigliatto, Passion Godard. Il cinema (non) è il cinema,
Il Castoro, Milano, 2011
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