Cerchio Fernando
(Luserna San Giovanni, 7 agosto 1914 - Mentana, 19 agosto
1974)
Si avvicina al cinema durante gli anni dell'università,
partecipando a diverse edizioni dei Littorali con esperimenti a passo ridotto (Notturno n. 2, 1935) e collaborando anche
alla rivista «Cinema». Si iscrive intanto al Centro Sperimentale e presto viene
assunto all'Istituto Luce, dove realizza diversi documentari di valore, primo
fra tutti Comacchio (1940). Esordisce
nel lungometraggio a soggetto con La
buona fortuna (1945), realizzato al Nord durante il periodo di Salò, ma si
riscatta poi con il documentario Aldo
dice 26x1, in cui filma dal vero l'attività partigiana e la liberazione
della città di Torino. Nel Dopoguerra continua a dividersi fra documentarismo e
cinema di finzione, frequentando un po' tutti i generi: dall'operistico di Cenerentola (1949) al comico de Il bandolero stanco (1952) al cappa e
spada de Il figlio di Lagardère
(1952). I risultati più interessanti, però, li ottiene con due produzioni
anomale: Gente così (1949), ispirato
a Guareschi e in anticipo sulla serie di Don
Camillo, e Il bivio (1951),
curioso esempio di noir torinese influenzato dal neorealismo. Nel corso degli
anni '60 si presta infine ai generi più corrivi (spaghetti western,
spionistico, parodici), in cui pure a tratti inietta forti dosi di ironia (Segretissimo, 1967; Il marchio di Kriminal, 1968).
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