Come le foglie
formato - format: 35mm, b/n; durata - length: 83'.
Copia 35mm della Cineteca Nazionale.
«Va detto subito che se il profilo dei personaggi e le linee dell'intreccio sono gli stessi della commedia, quasi nulla resta dei dialoghi e della costruzione drammaturgica, completamente reinventati per il cinema, a cominciare dall'ambientazione contemporanea. Attualizzando la vicenda, Camerini rende più esplicita di quanto potesse esserlo nel 1900 la critica alla borghesia: sia nelle scene in cui i colleghi di Giovanni Rosani (Ernesto Sabbatini) cercano di convincerlo, mentendo o truffando, a desistere dai suoi propositi di dichiarare fallimento, sia nel rilievo dato all'industria idroelettrica diretta da Massimo (Nino Besozzi). Se quest'ultimo rappresenta la nuova e sana borghesia industriale, contrapposta alla corruzione della vecchia, nulla nel film evidenzia la presenza di un diverso regime politico che la sostenga. La critica alla borghesia resta lo sfondo, sia pure ben visibile, sul quale si disegnano i complessi rapporti che legano i personaggi, tra i quali la macchina da presa, cioè lo spettatore, penetra come se fosse uno di loro, convocato in quanto "testimone", e sollecitato a prendere posizione. Lo sguardo "oggettivo" subisce tuttavia un capovolgimento "in soggettiva" quando Nennele (Isa Miranda) prende violentemente coscienza della realtà assistendo a un incidente sul lavoro nel quale muore un operaio. Da quel momento il film penetra nella coscienza del personaggio, non limitandosi più a registrarne il comportamento. Camerini si dimostra grande direttore di attori anche perché sa orchestrarne le diverse caratteristiche mettendole a contrasto invece che amalgamandole; ed è in particolare abilissimo nel reinventare Isa Miranda, che passa dal registro "estroverso" de La signora di tutti (1934) di Max Ophüls a quello "introverso" di questo film».
Nazionale di Cinema, Storia del cinema italiano, 1934/1939, a cura di Orio
Caldiron, Marsilio/Bianco & Nero, Venezia/Roma, 2006
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